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Kay Nielsen

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La settimana è appena iniziata e già il mio pensiero va a giovedì pomeriggio poiché venerdì inizia per me un altro corso a Bologna dopo quello con Simone Rea a Macerata.
Quello di Simone si basava sull'acrilico mentre questo va allo stile.
Tra i materiali richiesti c'è anche di portare almeno tre references di illustratori che ci piacciono.
Ebbene, io adoro gli anni '20.
Adoro l'illustrazione di quell'epoca, la Golden Age dell'illustrazione.
Di Arthur Rackham ne avevo già parlato.
Ora tocca a Kay Nielsen, illustratore danese.




dalla fiaba Le dodici principesse danzanti





In polvere e crinolina: Felicia



In polvere e crinolina: Che terribile sogno


dalla fiaba A Oriente del Sole, a Occidente della Luna: riposo nella foresta


La storia di una madre





dalla fiaba La regina di ghiaccio: Kay e Gerda


dalla fiaba L'intrepido soldatino di stagno


dalla fiaba I cigni selvatici


dalla fiaba L'usignolo 
(qui altre illustrazioni)


Flora costruisce la casa estiva da Il vaso della rosa (?)


 Tu vedrai le tre principesse


Quello che più mi stupisce non è soltanto il colore magnifico e sontuoso così come le forme, ma soprattutto la relazione che ha il personaggio con il paesaggio circostante.
Il paesaggio diventa parte del personaggio, un suo elemento caratterizzante e in questo devo guardarlo, studiarlo perché vedete io faccio molto i personaggi, ma poi per quanto riguarda il paesaggio mi fermo, non so mai come affrontarlo.

A lui si deve l'immaginario dell'ultimo spezzone di Fantasia ovvero la Notte sul Monte Calvo assieme all'Ave Maria.









molte più immagini qui:





Inoltre un altro progetto era da fare ovvero La Sirenetta e siamo negli anni '40.
Sarebbe stata una sirenetta credo maggiormente interessante perché, se vedete l'immagine finale, è molto più fedele all'originale.
Anzi, da un documentario che ho visto sembrerebbe che ci fosse stato un finale ancora più tragico: la Sirenetta non si sarebbe trasformata in schiuma di mare.
Ma lasciamo che sia la sua arte a parlare.







Compare la nonna, figura fondamentale nella fiaba perché è lei a spiegare alla sirenetta il valore dell'anima e la sua assenza nelle sirene.
A dir la verità, quando da bambina ho letto la fiaba originale, mi è dispiaciuto subito che le sirene non avessero l'anima.
Poi, più grandicella, mi sono detta che forse le sirene non hanno bisogno di avere l'anima perché lo sono.
Vabbé, sto divagando. 
Continuiamo.




































Non so bene neanche se alcune sono messe perfettamente in ordine cronologico della storia.
E' anche interessante notare come il mondo subacqueo sia così pieno di colori.
In effetti Andersen parlava di un mondo ricco dove c'erano giardini sontuosi e i castelli erano fatti di conchiglie e quant'altro.


Beh, che dire.
Uno stile davvero meraviglioso.


Per vedere altre illustrazioni sulla Sirenetta vai qui e qui



P.S.: Guardando attentamente le sue illustrazioni, ho notato quanto ci siano sempre queste linee alte e dritte, paesaggi con molti dettagli e quanto i personaggi siano stilizzati.
Credo che lui sia stato una fonte ispirativa per Eyvind Earle, artista concettuale sul quale si è basato lo stile de La Bella Addormentata nel Bosco, il film della Disney 1959.


Workshop "Questione di Stile" a Bologna con Morena Forza e Alessandra Fusi

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Come ho già accennato all'inizio del post precedente, questo venerdì parteciperò ad un altro corso d'illustrazione, dopo quello di Simone Rea, e questa volta sarà sullo stile.
Partirò giovedì pomeriggio e ritornerò lunedì mattina.

Che cos'è lo stile? 

Bella domanda.

A volte quando mi chiedono in che stile disegno o dipingo, mi verrebbe da rispondere "Boh!"
Semplicemente perché non so bene come raccontarlo.
Per me è naturale disegnare o dipingere in un certo modo che fermarmi a riflettere sullo stile è come ritornare bambina e chiedermi quanto fa 7x8 (e non chiedetemi perché mi è venuta in mente quest'operazione perché vi darei la stessa risposta di sopra).
Mi ricorda un racconto che ho letto da bambina dove a un millepiedi chiedevano "Con quale zampa cominci a camminare?".
E il millepiedi, concentrato sulla risposta da dare, non si mosse più.
Poi, ovviamente, sono interessata alla storia, agli illustratori, pittori del passato, mi incuriosiscono le varie "ragnatele" tra gli stili e di come non ce n'è mai uno solo, ma spesso è la commistione di più fattori.
Così a volte, per descrivere il mio stile, prendo dei piccoli esempi di questo o quello come se stessi scrivendo una ricetta. Gli ingredienti possono essere gli stessi, ma le dosi possono cambiare.
Inoltre lo stile si può evolvere.
Sempre riguardo agli autori, è sempre meglio cercare i maestri dei propri "maestri", vedere da dove sono partiti quasi come se stessimo smontando un meccanismo.

Comunque, una cosa che mi piace del fare i corsi è l'inevitabile confronto.
Inevitabile e a volte ti smonta davvero, ti costringe a rivedere alcune cose che ritenevi scontate, ad essere più consapevole di quello che stai facendo e quindi, quando ho letto che il corso è sullo stile e che è a Bologna (vicinissimo visto che io abito a Ravenna), mi sono detta che non me lo potevo sfuggire.

Allora, che cos'è lo stile?

Magari qualcosina ve la dirò fra qualche giorno.
Intanto ecco cosa dicono le due illustratrici.



P.S.: Nel link qui sopra andate al loro blog Roba da Disegnatori un dei blog must in assoluto per chi vuol fare illustrazione. Andateci.

P.P.S.: Sullo stile ne ha parlato benissimo Anna Castagnoli de Le figure dei libri (andateci assolutamente! Anche questo è un must non solo perché troverete il mondo dell'illustrazione nelle sue sfaccettature, ma perché troverete un mondo) ed è diviso in due sezioni: qui e qui.
Inoltre un esempio pratico può essere il suo post Visi e stili ovvero come interpretare un viso, come viene visto da diversi autori.


Aggiornato

Workshop "Questione di stile" a Bologna con Morena Forza e Alessandra Fusi (resoconto)

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E così ieri sono tornata dal corso.
Ma prima che vi parli di come sia stato, vi vorrei fare una semplice domanda: che immagine avete voi di un illustratore?
Forse ve lo immaginate rinchiuso nel suo spazio oppure ancora immerso nella natura dove prenderà le sue ispirazioni. Prenderà il suo taccuino, ogni tanto ci disegnerà spinto dall'ispirazione e vivrà fuori dal tempo.
Ebbene se è così che ve lo immaginate, sappiate che vi state assolutamente sbagliando. 
Sarebbe bello pensare ad un illustratore come ad una figura romantica eppure questa figura è assolutamente stereotipata. Magari può fare quello che è scritto qui sopra, ma non fa unicamente quelle cose. E se c'è qualche illustratore che è così, è un'eccezione, è magari qualcuno che appartiene già all'Olimpo.
Inoltre non teniamo conto di tutti quei pregiudizi che si hanno verso la figura dell'illustratore ovvero visto che lui non timbra il cartellino, non si può considerare lavoro vero e proprio.
E' vero che si può gestire il suo tempo nell'arco della giornata però è anche vero che anche quando sembra che non stia lavorando, il più delle volte sta progettando mentalmente, sta cercando le varie opzioni, la strada meno ovvia, scruta le varie possibilità ecc...
Inoltre il disegno non è solo un'attività ludica soprattutto se sai che con quel lavoro ci guadagni il tuo pane.
Se ho deciso di fare questa premessa è perché già subito, appena iniziato il corso, le due insegnanti, Morena Forza e Alessandra Fusi, hanno voluto parlare sulle possibilità di marketing.
Troppo cinica questa cosa? No, perché alla fine non si disegna per noi stessi. Disegniamo per un prodotto che si vende e con questo non voglio dire che tutti gli illustratori siano dei venduti.
Nel post precedente facevo questa domanda al pensiero di fare il corso: Che cos'è lo stile?


Noi siamo lo stile, la nostra storia personale, le nostre scelte, il nostro gusto ecc...
Noi facciamo lo stile.

E proprio come la nostra vita cambia (non siamo come eravamo nel passato) anche lo stile può cambiare.
Lo stile non può essere qualcosa che ci incatena, che ci condiziona e diffidate da chi dice che non s'è mai fatto influenzare da nessuno. 
Probabilmente non ha una conoscenza vera e propria.

Com'era strutturato il corso?
Alla mattina facevamo della teoria attraverso delle slide. Poi al pomeriggio esercizi e infine tutti insieme guardavamo il portfolio (i lavori che avevamo portato) degli altri.
Visto che nessuno si faceva avanti con il portfolio, il primo giorno l'ho presentato io per prima.
Prima c'erano i miei dipinti e poi i miei disegni.
Hanno specificato che quando si presenta il portfolio ad un editore o comunque a qualunque altra persona non si dice niente mentre lo si sfoglia: le immagini devono parlare da sole.
Solo dopo gli si parla.
E' come un colloquio di lavoro, ma non c'è bisogno di essere troppo formali.
Devo ammettere che quando hanno detto che le Andriadi (le donne albero) erano già viste, ci sono rimasta male.


eccone una


Ho detto che le donne albero che io avevo visto non erano come io le immaginavo ovvero con le braccia che si trasformavano in rami, i piedi in radici e la testa come chioma, ma tutto il resto del corpo candido.
Non era così che lo vedevo io. Io vedevo tutto il corpo della donna in metamorfosi, tutto il corpo come se fosse di corteccia e così ne includevo qualche parte. Anzi, in altri miei disegni delle donne non hanno un braccio o un'altra parte del corpo perché è diventato corteccia, è diventato parte dell'albero. Poi (questo però mi sono dimenticata di dirlo al corso) immaginavo che le bambine quando nascevano avevano il corpo intero, poi inizia la trasformazione passando da un tenero germoglio fino alla corteccia giovane e poi quella secca. In pratica, la metamorfosi da donna a albero seguiva la stessa metamorfosi da bambina ad anziana.

Quindi devo rinunciare a questo progetto?
No!
Devo cercare meglio.
Insomma, devo svilupparlo meglio.
Inoltre hanno specificato che niente ci è precluso.

Uno dei lavori che ha riscontrato approvazione, oltre ai dipinti nei quali hanno trovato originalità, è stato questo:


E' uno dei lavori che ho fatto al corso di Simone Rea (vedi qui). E infatti devo dire che mi sono divertita.

Una cosa che mi è piaciuta di loro è che sono andate ben oltre il semplice insegnare.
Sono state giuste nel dire alcune cose, anche non piacevoli da sentire, e nello stesso tempo non ci hanno voluto scoraggiare, "tarpare le ali".
Non badate a chi dice che qualcosa non fa per voi. Se vi piace, cercate, sperimentate e disegnate, disegnate, disegnate.
Inoltre ognuno di noi ha un proprio percorso di vita e non esiste quello giusto e quello sbagliato. Se non si è fatto il liceo artistico e poi qualche altra scuola, non vuol dire che non potete fare illustrazione se alla fine vi sentite portati e, come ha specificato Morena Forza in un suo stato di Facebook, se volete diventare degli illustratori, bisogna vivere da illustratori. Se non perdete un po' di tempo nel cercare libri illustrati, nell'informarvi allora sarebbe meglio fermarsi un attimo.
E altre due cose ci sono state dette: nel mondo dell'illustrazione si ha tutto un mondo non solo i libri e lo stile deve essere attuale.
Quindi sapere bene che cosa funziona adesso.
Questo vuol dire adattarsi? Diciamo che ci deve essere un giusto compromesso.
Quando sono tornata al bed and breakfast il primo giorno pensavo a quello che mi è stato detto e poi ho disegnato. Sono riuscita a finire due dei tre esercizi che ci avevano dato quel giorno.
L'illustratore è colui che disegna nonostante tutto.
E' l'imprenditore di se stesso.
Ogni giorno teoria con slide e poi esercizi.

Che dire?
E' stata un'esperienza assolutamente formativa.
Loro due poi sono state delle bravissime insegnanti e devo dire che mi ha aperto davvero gli occhi.
Hanno parlato di evoluzione stilistica, di cosa vuol dire ispirazione e plagio, hanno parlato del digitale, di tutto quello che ci può essere utile.
Hanno specificato che non bisogna avere paura del confronto, di essere influenzati da qualcosa.

Come mi muoverò adesso?
Non so però di sicuro so una cosa: se avevo bisogno di un incentivo per iscrivermi a Pinterest, ebbene loro due ci sono riuscite!!!!
Clicca qui per vedere le mie board.
(Se volete conoscerlo meglio e sapere che cosa sono le board e cosa vuol dire pinnare vi invito a questo post.)



Se siete curiosi di sapere qual è la differenza tra disegno e illustrazione leggete questo post tratto da uno speciale del loro blog Roba da disegnatori.
Per leggere tutti gli speciali comprese le interviste andate qui.

Una cosa molto importante prima di lasciarvi, una raccomandazione: la visibilità non pagata è la morte per un illustratore e per chiunque faccia un lavoro.



E disegnate, disegnate, disegnate...
(naturalmente questo è valido anche a me)

Non so se diventerò un'illustratrice ma, qualunque cosa succeda, non smetterò mai di disegnare. E' troppo importante per me. E di sicuro prenderò libri illustrati. Mi sento molto come Alice nel Paese delle Meraviglie mentre sono lì a cercarli e non mi stupirei se vedessi il Bianconiglio. Anzi, mi stupirei del contrario.

Intanto scateniamoci in questa danza


(video di Nina Paley che ci hanno fatto vedere)



P.S.: Ovviamente, non avevo alcun dubbio, la maggioranza era composta da femmine. Solo due erano maschi. 

Il magico meraviglioso mondo di Pinterest

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Non è passata neanche una settimana da quando mi sono iscritta a Pinterest e già ho "pinnato"311 immagini.
Facciamo però prima qualche passo indietro.


una delle board  
(non mia. L'ho trovata su Google e inserita per farvi vedere com'è una board)


Il mondo di Pinterest aveva già cominciato ad affacciarsi a me quando ho letto questo post di Anna Castagnoli nel suo blog Le figure dei libri. 
Anche giusto un po' prima, ma quel post mi è stato utile per capire diverse cose.
Così quando cercavo delle immagini per il blog non solo mettevo cosa cercavo, ma aggiungevo Pinterest anche su Google.
La cosa che più mi faceva incavolare era Perché diavolo non mettete il titolo? O almeno l'autore? Almeno quello. cosa che poi ho riscontrato anche in diversi blog.
Poi ho fatto il corso sullo stile con Morena Forza e Alessandra Fusi (leggi qui) e neanche un giorno da quando sono arrivata che bam! Mi sono iscritta su Pinterest.

Vi presento le mie board.



-  Illustrazioni e fiabe, spesso correlate a volte no comunque eccola qui;

-  Un blog che si chiama Farfalle eterne non può non avere una board sulle farfalle e infatti eccola qui;

- Cliccate qui e sarete i benvenuti nel mondo delle sirene (ovviamente c'è anche un grande spazio a La Sirenetta in quasi tutte le versioni illustrate.);

-  Per foto che possono ispirare cliccate qui;

-  Illustrazioni che appartengono al mondo dell'alchimia? Cliccate qui;

-  Per cieli e paesaggi che ti possano mozzare il fiato cliccate qui;

-  Illustrazioni orientali dove c'è una dilatazione del tempo e dell'atmosfera, ampio respiro. Cliccate qui.


Per ora queste sono le mie board. Se ne aggiungerò delle altre, aggiornerò il post.


Ah, e non bisogna dimenticare le board segrete. 
Volete che ve le svelo? 
Fossi matta!!!

Vi voglio bene, mi siete molto cari, ma certe cose devono restare segrete.
Non perché si ha paura che qualcuno ce le rubi (anche ma in minor misura) bensì perché fa parte dello spazio privato di una persona.
In un'epoca di condivisione quasi spasmodica, tenere qualcosa di segreto non può che farci bene.

Una cosa però ve la posso dire indipendentemente che una board sia segreta o no: avere le immagini vicine e anche affiancate aiuta molto. In particolare per le board con le quali pensi che ti possano ispirare, aiuta (almeno per me) a capire quali sono le immagini che mi aiutano, che cosa deve avere un'immagine per colpirmi, per farmi diventare adorante.

Alcune cose che ho imparato in questi giorni usando Pinterest e che possano esservi utili nel caso non lo avete mai utilizzato:

-  Pinterest può dare dipendenza e capisci di esserlo diventato quando è Pinterest stesso che cerca di frenare il vostro entusiasmo dicendovi di "pinnare" più tardi. (Mi sembra di aver letto nel messaggio che compare di uno sblocco da fare ma può darsi che abbia capito male)

-  Quando "pinnate" assicuratevi che la board di destinazione sia esatta. Andare su quella board e cliccare "Aggiungi un pin" non vi assicura che il pin vada in quella board poiché la board che compare è l'ultima che avete usato e magari non è quella che in quel momento volete usare. Ma niente paura poiché potete modificare la destinazione del pin.

-  Le board segrete. Sono tre non una di più. Potete trasformare una board segreta in pubblica, ma non il contrario. Potete mettere un pin di una board segreta in una pubblica, ma sappiate che non può più ritornare in una board segreta.


Uno magari si chiederà: ma iscriversi a tutti questi social network a che serve?
Innanzitutto sappiate che non vi dirò mai Iscrivetevi! E' una cosa pazzesca!
Che sia una cosa pazzesca lo penso, che vi dico Iscrivetevi no! Semplicemente perché già rompere qualcuno su una cosa non mi piace. Di recente (vedi qui) mi sono iscritta su Facebook perché l'ho voluto io e c'erano persone (tantissime) che mi dicevano di iscriversi. Quando chiedevo il perché, mi rispondevano Perché ce l'hanno tutti. Peccato che io sono io e non tutti.
Perché allora uno si potrebbe iscrivere a Pinterest?
Innanzitutto dipende da chi voi siate.
Io amo disegnare, amo le illustrazioni. Sono una pittrice quindi è chiaro che innanzitutto punto su queste cose. Ma il mondo di Pinterest è immenso e copre tutti gli interessi che uno possa avere.
Ho usato Pinterest per molte immagini che ho messo in questo blog e adesso che mi sono iscritta, ne ho viste altre che non conoscevo.
E' un mondo in continua ascesa e qui non sto parlando degli iscritti che stanno aumentando, ma dei tesori messi a disposizioni.
Provate a pensare a Youtube. Lasciamo stare il fatto degli youtubers (chi più chi meno famoso, chi più chi meno meritevole), della maleducazione (quella c'è dappertutto in Internet) oppure del fatto che a volte il sistema di Youtube sia anche (lasciatemelo dire) un po' bastardo (parlo di come alcune cose non sono chiare, del fatto di come alcune cose vengano censurate e non ditemi che non è vero).
Su Youtube (ecco il mio canale) ho visto delle interviste (per esempio questa), delle immagini che non ho mai visto, ho visto episodi di anime che vedevo da bambina, ho visto tante cose che mi hanno fatto emozionare.

Perché sono dei tesori? Perché se noi li perdessimo, diventeremmo ogni giorno più poveri.

Andare su Pinterest per me è come fare un gioco, come cacciare un tesoro e, come giustamente ha detto Anna Castagnoli nel suo post, chi di noi non ha mai provato il brivido del Celo! Non celo! (con l'accento sulla o)?
E il rito dello scambiarsi le figurine?
Quanto eravamo seri in quel gioco?
Mi ricordo che passavamo quasi tutto il tempo della ricreazione a scambiarcele, che Se tu vuoi questo, allora mi devi dare due tue figurine, di tutti i mercatini fatti (e certi adulti ci marciavano sempre vedi una card dei Pokemon che voleva mio fratello del valore di 20 euro ed è anche poco!).

Inoltre se siete tentati a voler conoscere qualcosa, ad approfondire siete nel posto giusto.

Ripeto, su Pinterest c'è il mondo e qualsiasi cosa voi cerchiate sono sicura ci sarà.
Se poi avete delle immagini magari rare perché di secoli fa (e credo che ormai il copyright sia scaduto da un pezzo quindi non dovrebbero esserci problemi), condividete.

Ciò che viene dato non sarà mai perso.


Beh, non so a cos'altro dire.
Vi invito a vedere le mie board e magari provate prima da osservatori poi vedete se è la cosa giusta per voi. Io ho sempre fatto così.


Aggiornamento 17 novembre 2013:
Arrivata quasi a quota 1000 immagini pinnate, ecco le altre board

- Una board sul loto, il fiore dell'universo.

- Una sul cervo, uno degli animali che preferisco.

- Una sulle donne velate.
(prossimamente farò un post su questo argomento perché non sempre il velo opprime le donne)

- Un'altra board (oltre a quello sulle sirene) sull'acqua.

- Amore per la Natura

- Una board sui ragni e sulle ragnatele (anche in onore di Aulonia)

- Una board contenente tutorial sul disegno

- Peter Pan
(prossimamente riprenderò l'analisi. Andate qui per leggere tutte quelle fatte finora)

- Mondo incantato

- Unicorni e Pegaso

- Non poteva mancare una board sulle orchidee

- Ultima board, per ora, è quello sui film di Miyazaki, anzi sul suo mondo


Ovviamente, se ci saranno delle nuove board, aggiornerò il post.

Cristianesimo contro Halloween... Quando la finirà?

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Premessa: se vi sembra che io stia attaccando il Cristianesimo, sappiate che sto solo rispondendo e che a volte le parole gentili non lo sono per niente quando in realtà nascondono il disprezzo. Più che altro pongo la questione a quei cristiani che continuano ad andare contro ovvero a domande come: Quanto conosco di loro? Ho mai provato ad ascoltare uno di loro?
Se volete rispondere, bene ma non offendete.

Intanto aggiungo delle immagini trovate su Google 



E così domani è Halloween, festa temutissima.
Temuta perché è qualcosa che riguarda la notte?
Anche, ma perché soprattutto sembra che voglia sradicare le radici del Cristianesimo.
Che strano, le radici del Cristianesimo non sono forse quelle del Paganesimo? (Prima di rivoltarvi contro di me, fate qualche ricerca)
Eppure chi festeggia Halloween e chi conosce il suo significato pagano ovvero Samhain non ha nessuna intenzione di fare una guerra.


Sembra quasi che il Cristianesimo sia come la religione ufficiale (vedi lo Stato della città del Vaticano che non è Italia ma ha influenza sull'Italia), che abbia lo stesso valore della nostra lingua ufficiale ovvero l'italiano.
Questo paragone per me è assolutamente fuori luogo eppure da come mettono la questione sembra che sia così.




Mi sembra strano che qui si parla di conoscere e poi in realtà questo non avviene.
Il Paganesimo non ha a nulla a che fare con il Satanismo. Se per caso qualche pagano si diceva "figlio di Satana" beh, non era un vero pagano.
Nel Paganesimo si onora sia la luce che il buio. Non sono due entità in lotta.


Ovviamente non si ha intenzione di fare proseliti, cosa che invece non riscontro nel Cristianesimo.
Mi ricordo ancora quando da bambina venni guardata schifata da una signora anziana alla porta quando le dissi che non eravamo cristiani alla sua richiesta di benedire la casa per la Pasqua.




Se non c'è l'oscurità non può esistere neanche la luce e così viceversa.

Vai qui per vedere Day and Night il corto della Pixar 



Il Paganesimo vuole rispettare i ritmi della Natura, non di sconvolgerli.
Se esistono la primavera e l'estate, esistono l'autunno e anche l'inverno.

Alcune cose che possono essere utili:

- Le Tradizioni ITALIANE di SAMHAIN )o(

L'uso delle zucche era ben presente anche nella cultura contadina della Toscana fino a pochi decenni fa, nel cosiddetto gioco dello zozzo (in alcune parti noto come morte secca). Nel periodo compreso tra agosto e ottobre (più frequentemente d'estate) si svuotava una zucca, le si intagliavano delle aperture a forma di occhi, naso e bocca; all'interno della zucca si metteva poi una candela accesa. La zucca veniva poi posta fuori casa, nell'orto, in giardino ma più spesso su un muretto, dopo il tramonto e per simulare un vestito le si applicavano degli stracci o addirittura un abito vero e proprio. In questo modo avrebbe avuto le sembianze di un mostro provocando un gran spavento nella vittima dello scherzo, in genere uno dei bambini, mandato fuori casa con la scusa di andare a prendere qualcosa. Si è ipotizzato anche un parallelo tra lo zozzo e la rificolona.



Una pratica identica era presente nel Lazio del nord, in anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, e da far risalire, tramite testimonianze indirette, quantomeno alla seconda metà dell'Ottocento. La zucca intagliata ed illuminata veniva a volte chiamata La Morte.

L'uso di intagliare le zucche e illuminarle con una candela si ritrova anche in Lombardia e in Liguria, ad esempio nella cultura tradizionale di Riomaggiore nelle Cinque Terre, così come in Emilia ed in generale in tutta la pianura padana, dove fino alla fine degli anni '50 si svuotavano le zucche o si usavano normali lanterne ed illuminate da candele, venivano poste nei borghi più bui ed anche vicino ai cimiteri e alle chiese. A Parma tali luci prendono il nome di lümera. 





Chi è Samhain? Di sicuro non Satana.
Cliccate qui.

Comunque quando si parla della morte non si ha la concezione del Cristianesimo.
La morte non è qualcosa di tabù, fa parte della nostra vita e vorrei ricordare con alcune parole di Clarissa Pinkola Estés (sì, sempre lei) nel suo Donne che corrono coi lupi:
Ho avuto la fortuna di crescere nella Natura. Dai fulmini seppi della subitaneità della morte e dell’evanescenza della vita. Le figliate dei topolini mostravano che la morte era raddolcita da una nuova vita. Una lupa uccise un suo cucciolo ferito a morte; insegnò la compassione dura, e la necessità di permettere alla morte di andare al morente. I bruchi pelosi che cadevano da gli alberi e faticosamente risalivano m’insegnarono la determinazione. Dal loro solletico, quando mi passeggiavano sul braccio, imparai come la pelle può risvegliarsi e sentirsi viva.

Lei parla di Vita-Morte-Vita
Morte come trasformazione della Vita.

Anche se non viviamo più a così stretto contatto con la Natura non vuol dire che non ne siamo più soggetti. Non vuol dire che i ritmi della Natura non ci riguardino più.


Sia chiaro che non ho intenzione di convincere nessuno a passare, a cambiare. Ogni scelta, qualsiasi scelta, spetta alla persona in questione.
Ho voluto più che altro fare chiarezza e mostrare come in questi casi le cose orribili le vedono solo coloro che ne sono convinti perché nella realtà non esistono.

Allora, di cos'è che si ha paura realmente? Che quella festa, o qualsiasi cosa, sia il motivo per esternare una paura che in realtà ho e che non so come tirarla fuori?

Spesso si legge che Halloween è satanica perché si occupa dell'occulto, perché si celebra la morte.

E' per questo?

Eppure come ho scritto la morte è uno stadio naturale della vita e non si può far niente, non si può combatterla. Sarebbe una battaglia già persa in partenza.
L'importante è vivere bene questa vita. Per me è questa vita l'unica che conta.
Per quanto riguarda l'occulto, questa parola significa "nascosto".
Da wikipedia: Il significato moderno del termine (ovvero la conoscenza di ciò che è nascosto) è spesso tradotto in modo errato, intendendo "sapere nascosto", "conoscenza riservata a pochi" o "sapere che deve rimanere nascosto". Per gli occultisti invece si tratta dello studio di una realtà spirituale più profonda che non può essere compresa usando puramente la ragione o la scienza materiale.


Aggiornamento 31 ottobre 2013:
Sempre da La soffitta delle streghe ecco un'immagine che dovrebbe chiarire cosa significhi Samhain:




Manca poco alle 500.000 visualizzazioni. Grazie

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Manca pochissimo e per ringraziarvi spero che sentirete le farfalle sbocciare dentro di voi.



Illustrazioni di Catriz Welz-Stein (Catrin Arno)





Venere nel cielo


Sognare in rosso


I pensieri sono liberi


Addio farfalla


Risveglio della primavera


di Lily Greenwood


Baci di farfalla di Fritz W. Guerin, 1901




foto della Principessa Ira Von Furstenberg di Cecil Beaton, 1955


Farfalle di Josephine Wall


Il ballo delle farfalle, copertina vintage di un libro per bambini


Alice nel Paese delle Meraviglie di Salvador Dalì


di Regina Relang, 1974


Louise Brooks con farfalla


Ritratto della Marchesa Luisa Casati come farfalla di Arturo Martini
(prossimamente un post su di lei e sul graphic novel di Vanna Vinci che la riguarda)


E a tutti quelli che mi diranno: 500.000 visualizzazioni in 4 anni (e 7 mesi)?Troppo pochi!
Ebbene, questi discorsi non m'interessano.
Questo è il mio blog e in più non sto competendo con nessuno.
Certo, se c'è occasione di migliorare, ben venga.
Ma io non sono in competizione né con me stessa né con altri blog.
Mi dispiace solo che quando si pensa ai blog, si pensano soprattutto a quelli di cinema, cucina e moda.
Niente da dire, anch'io li seguo e vi posso assicurare che c'è un mondo immenso anche tra i blog.
Ve lo posso assicurare.


Il prossimo post riguarderà delle farfalle speciali.



P.S.: E il blog di Aulonia fra un po' farà 5.000 visualizzazioni!

Le farfalle di Vladimir Kush + ciliegina (500.000 visualizzazioni)

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Come avevo accennato nel post scorso, per le 500.000 visualizzazioni vorrei presentarvi delle farfalle speciali, quelle di Vladimir Kush.
Pittore e scultore contemporaneo russo (è nato nel 1965), si appassiona (e si vede) a Salvador Dalì grazie ad un libro dopo aver esperimentato diverse tecniche pittoriche.
Si nota subito quanto c'è di Dalì tale da confondere soprattutto in temi simili come l'uovo (vedi in questo post dove il primo quadro l'avevo trovato come di Salvador Dalì e invece ho visto poi che non era il suo).
Nel suo sito potete trovare i suoi quadri e sculture.
Inoltre c'è da specificare che sebbene sembra che si ispiri al surrealismo, lui preferisce chiamare il suo stile come un realismo metaforico.
E in effetti a guardare le sue opere e i titoli che lui dà, sembra che ci sia un gioco nello stravolgere la realtà oppure nel dare una sua interpretazione.
Inoltre i suoi quadri sono spesso degli enigmi e parlando di enigmi non si può non ricordare i quadri di René Magritte che ha indagato molto sull'uso della parola, sul suo significato e sul rapporto che ha con l'immagine.

Nulla viene lasciato al caso e si può trovare conferma nel leggere la sua pagina wikipedia ovvero della forte influenza che ha avuto da suo padre, un matematico.

Ovviamente, ho scelto le farfalle.
Spesso protagoniste, a volte semplici spettatrici eppure mai un elemento esclusivamente decorativo.
E come spesso succede nei suoi quadri, le forme si trasformano e questo succede anche con la farfalla che, simbolo di metamorfosi, di libertà, di effimero, compie il suo lavoro.

Nel suo sito poi, capita che assieme ai quadri ci sia una spiegazione.
Quando questo succede, inserisco il link però prima suggerisco di osservare bene prima il quadro da soli e poi dopo di leggere la sua interpretazione.




Freccia nel tempo
(vai qui)



Il libro dei libri
(vai qui)


Nato per volare


La mela della farfalla



Mela verde
(vai qui)


 Partenza della nave alata
(vai qui)


Hic Saltus


La terra di Cervantes


Fauna ne La Mancha
(vai qui


Plesso dell'anima
(vai qui)


Momento fermato
(vai qui)


L'isola del tesoro


Lampada che legge
(vai qui)


Il violoncellista


Suonata alla luce della luna
(vai qui)


Satellite alato
(vai qui)


Che dire? Sembra proprio che ci siano delle storie racchiuse in questi quadri.

Ed eccovi la ciliegina sulla torta.
Sempre sulla farfalla, stavo parlando con Letizia1989 sull'Effetto farfalla ed ecco il suo video:



Musica:  Arrival of the Birds and transformation by The Cinematic Orchestra



Io le avrò dato lo spunto, ma alla fine è stata lei a decidere cosa mettere, come metterlo e il risultato è sempre eccellente. Su di questo non ne dubitavo.
Sembra tutto una danza e dirò che quel batter d'ali della farfalla è davvero ipnotico.


Grazie mille a tutti voi e spero che continuerete a seguirmi.
Da parte mia, cercherò di dare sempre il meglio.
Un bacione, anzi facciamo che ve ne do 500.000 a tutti voi
Alla prossima.

Polline - Una storia d'amore

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E così oggi ho preso il libro Polline (Kite edizioni) sceneggiato da Davide Calì e illustrato da Monica Barengo.




L'ho preso soprattutto per le illustrazioni.
Lo ammetto sin dall'inizio: ero scettica. Non capivo.
Cos'è che non capivo?
L'anatomia non capivo.
Questa testa grande e le mani piccole, il collo grosso e quant'altro. Non capivo.
Infatti una cosa che non capisco tanto sono le teste grandissime, macrocefale e il corpo piccolissimo un po' quelle che si vedono nel Surrealismo Pop e da allora le trovo dappertutto quasi come se fosse obbligatorio.
C'è da dire che finora le avevo viste in foto piccole o avevo dato uno sguardo distratto nel fumetto dedicato alla storia vera e drammatica di Io so' Carmela (Edizioni Beccogiallo Store) dove lei disegnava e sceneggiato da Alessia Di Giovanni.
Comunque ero anche curiosa. Curiosa di capire quale fascino suscitassero le sue illustrazioni visto che ne avevo sentito parlare parecchio e bene. E...
Devo dire che sono stata prevenuta.
Le caratteristiche che io vedevo erano prese a sé stante, mentre io dovevo vederle come una totalità.
Dopotutto mi è venuto in mente che anche nella pittura ci sono esempi simili.
Basti pensare ad Amedeo Modigliani.




Ritratto di Jeanne Hebuterne


Jeanne Hebuterne

Lo chiamano il pittore dai colli lunghi eppure se guardate bene il dipinto tutto ha quella forma allungata, una forma che mi ricorda il Parmigianino, per esempio le forme affusolate della Madonna dal collo lungo.


Sto divagando.
Ma questa divagazione era in qualche modo utile.
Se prendevo le caratteristiche a sé stanti era come se stessi sezionando una creatura.
Ma è assieme che c'è vita e assieme c'è la scintilla.

Qual è stata la scintilla?

La copertina è un esempio.
La riposto.




Lo sto sentendo anch'io quel polline, anch'io sono inebriata di quel profumo.

Quando riesco ad avere percezioni sensoriali da qualcosa che non dovrebbe averle (sentire profumi da un'immagine, vedere colori in una musica), allora dentro di me si forma un arcobaleno, una sensazione talmente intensa da essere terribile e nello stesso tempo irresistibile.
E' come un richiamo al quale non posso fare a meno di stare lì ad ascoltarlo.

Ecco le altre illustrazioni:







(gentilmente concesse e prese dal suo blog)

Inoltre amo il silenzio di quelle illustrazioni, silenzio che equivale a un respiro, a un soffio leggero.
Il color seppia monocromatico dà un fascino nostalgico.
Il testo poi è minimo e essenziale, adatto per la storia.
Inoltre sempre parlando delle illustrazioni, amo come le fiori e le foglie siano ritratti così bene, con minuzia.
C'è una sorta di lirismo, come se tutto assieme fosse il ricordo di un amore sbocciato nell'infanzia.

Il sottotitolo dice Una storia d'amore ma direi più che è una storia sull'amore.
La delicatezza di un amore e tutto quello che fa nascere.
Non dico più niente per non rovinare la sorpresa.
Solo un'ultima cosa. Non metto l'ultima illustrazione perché lascio che siate voi a scoprirlo.
Vi lascio con una domanda:

Da dove nasce quel fiore?


Aggiornamento 14 novembre 2013: Una recensione molto bella e incisiva è stata fatta qui.
Inoltre c'è da segnalare Poi un giorno spunta un fiore bianco ovvero due interviste separate a Davide Calì (sceneggiatore) e a Monica Barengo (illustratrice)


I magnifici Quindici (prima parte)

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Chiacchierando su Facebook sull'infanzia degli anni '80 e '90, sono saltati fuori i Quindici.

questa è l'edizione che ho io
immagine trovata su Google


Che dire dei Quindici?
Diversi libri della mia infanzia li ho dati via (alcuni con mio pentimento), alcuni li ho persi (con mia rabbia) e invece altri li ho fatti rimanere e tra di questi ci sono anche loro, i favolosi Quindici.
Da quella chiacchierata, è ritornata per me la voglia di rispolverarli, di leggerli.
A volte alcune cose vissute nell'infanzia rimangono cristallizzate (Love forever) lungo gli anni. Altre volte invece succede che il ricordo che avevi non è lo stesso di come lo trovi e quindi molte volte ci si trova con lo smarrimento (Davvero guardavo/leggevo quella roba?) oppure con delusione (Ma non era come lo ricordavo!!!)
E i Quindici?
Supereranno la prova della realtà?
Ma soprattutto supereranno lo scontro con gli anni?
In effetti quest'enciclopedia ha accompagnato i bambini italiani dagli anni Settanta.
E visto che sono quindici (ma và?) ho deciso di dividere questa mia rilettura in tre parti così da non far venire fuori un malloppone.
Perché io a fare dei mallopponi sono un'esperta assoluta soprattutto quando ci metto le immagini, ma sto cercando di guarire. 
Abbiate pazienza.

Passiamo al primo volume Poesie e rime

(Le due immagini le ho prese da qui)
Riguardandolo, già mi viene la nostalgia ed è tutta lì.
Inoltre quest'argomento non invecchierà mai.
A cambiare però sarà il rapporto con certi argomenti.
In questo libro tutto sembra essere felice e spensierato (i capitoli sono divisi per diversi momenti della giornata e c'è sempre un disegno come se l'avesse fatto un bambino).
Poi arrivano certe filastrocche che farebbero impallidire i genitori di adesso, chiamare subito il Moige.
Un esempio è la filastrocca nota come Il grillo e la formicuzza


Due personaggi che muoiono? I due protagonisti principali addirittura?
Ma non si può. 
La morte non deve toccare i nostri bambini.
Che cosa ne possono sapere loro che sono stati appena toccati della vita?
A parte il fatto che penso che i bambini sono più a conoscenza dei misteri della vita di quanto si pensi.
Conoscenza che non equivale alla raccolta dati, ma a un sentire più profondo.
Hanno un istinto innato.
Almeno, io spero che ce l'abbiano ancora questo istinto perché a vedere bambini come se fossero adulti in miniatura mi fa provare una rabbia e sento una grande ingiustizia.

Inoltre, attraverso questo libro, ho potuto conoscere anche Pierino Porcospino.




Un bambino coi capelli lunghi e con le unghie delle dita lunghe?
Che orrore!!!
Devo dire che nei confronti di questo bambino provavo curiosità e pensavo che quelli che dicevano: "Che schifo..." erano davvero cattivi.
Per conoscere meglio l'opera totale di Heinrich Hoffmann vi consiglio assolutamente di andare a questi tre post di Figure dei libri: La nascita di Pierino Porcospino e Pierino Porcospino: un'opera comica (parte 1 e 2).
Una cosa che ho notato riguardandolo, e considerando soprattutto queste due parti, è che non c'è nessuna enfasi. 
Non c'è nessuno all'orecchio che mi sta dicendo: "Uuuh, ora dovrai tremareeee".
Vengono presentati qui con estrema semplicità.
E' chiaro che chi lo legge rimane un attimo sconcertato però poi se continua la lettura, presto il ricordo non si fossilizzerà.
Almeno, questa è una considerazione basata su di me, sui miei ricordi e quindi alcuni possono essere discordi.



Passiamo al secondo volume, Racconti e fiabe
Beh, se già le poesie e le rime non invecchiano, queste poi... Rimangono sempreverdi.
Oltre ad alcune classiche fiabe dei Grimm, di Andersen, alcune favole di Esopo (c'è persino una di Giambattista Basile ovvero Gagliuso, un Gatto con gli Stivali dal finale un po' diverso), ci sono tantissime altre fiabe che mai più ho ritrovato.
Lo ammetto: tutte non le ho lette. Perché no? Boh. Sta di fatto che se non volevo leggere quella fiaba, non la leggevo. Punto e basta.
Ci sono diverse fiabe che ricordo molto bene come quelle italiane raccolte da Italo Calvino e visto che prima abbiamo parlato di morte, non possiamo non parlare di Zio Lupo.



immagini prese da qui


Devo dire che la parte che più mi faceva paura non era l'atto del mangiare, ma l'attesa della bambina.
E qui ho capito cos'è la suspance.
Vado a rileggere questa fiaba e vedo che è romagnola.
Poveri lupi romagnoli.
(piccola nota: a proposito di lupi, ho letto su un libro di scuola di mia madre un lupo che sentì una nonna arrabbiata promettere che avrebbe fatto mangiare dal lupo il suo nipotino. Il lupo era lì in attesa per questo succulento boccone e alla fine la nonna dice al nipotino: "Non ti preoccupare. Anzi, se troviamo il lupo ce lo mangiamo noi." E il lupo se ne tornò a casa spazientito e con la pancia vuota. La prima volta che l'ho letto mi sono messa a ridere non perché volevo che il bambino veniva mangiato, ma per la figura che ha fatto il lupo. Non chiedetemi di più perché non saprei cosa rispondervi)


E dalle fiabe passiamo alla scienza con il terzo volume ovvero Il mondo e lo spazio.
Se c'è una cosa che mi è sempre piaciuta dei Quindici è che doveva sapere perfettamente della curiosità inesauribile dei bambini e della loro voglia di capire il mondo, capire com'è fatto e riguardo a questo tema ci ha fatto diversi volumi.
E sapeva trattarlo con estrema semplicità.
A rileggerlo verrebbe quasi da studiarci sopra.
Inoltre le immagini, la scrittura strutturata come se fosse una poesia, le lettere grandi... Non c'era niente che potesse appesantire un bambino.
Forse qualcosa c'è nel rileggerlo adesso ovvero la presenza di ripetizioni, di frasi come Se guardi in basso, troverai questo oppure Se butti a terra questo, formerai quello. Roba che lo leggi adesso e pensi "Sì e allora?".  Lo leggevi da bambino e potevi pensare: "Davvero?!" e magari anche "Ora ci provo.".
Ci sono anche dei bambini naturalmente cinici che già passano alla seconda fase con un semplice "Ah.".


Quarto volume: Le piante
E uno può pensare: "Ma che cazz? Non c'è un filo logico tra un volume e l'altro."
Non so, per me non è stato un problema.
Comunque, con questo volume potevi capire perfettamente cosa vogliano dire le stagioni, le fasi della vita, già dall'inizio.
Come ho detto riguardo al primo volume non c'è nessuna enfasi, nessuna inutile drammaticità.
Si accetta la natura per quello che è, si può capire che ogni fase è importante perché è necessaria persino l'inverno.
Non c'è nessuno che mi dice come mi devo sentire, che emozioni devo provare e penso che in questo ci sia un enorme rispetto riguardo al bambino.
Questa è l'introduzione:

Le storie che non finiscono mai 

Noi abbiamo scoperto che certe storie vere non finiscono mai perché ricominciano sempre.
Come la storia dell'albero.
L'albero d'inverno dorme, poi a primavera si risveglia e mette le gemme e poi i fiori e i frutti. In autunno le foglie diventano gialle o marroni o rosse e cadono.
E l'albero si addormenta.
Poi si ricomincia da capo

I bambini della 2°A


C'è una tale naturalezza in tutto questo.
Si vede meglio cosa succede e poi viene spiegato il perché. Viene fatto vedere cosa succede dentro alla pianta e qui magari ti senti un po' più vicino a queste creature.

Due erano le parti che più mi entusiasmavano: le leggende legate alle piante e le foto finali quelle della sezione di Guardarsi intorno.
La meraviglia la puoi trovare intorno a te. 
La bellezza è ovunque.

E poi ogni foto aveva con sé una poesia e trovi John Keats, Percy Bysshe Shelley, Christina Rossetti...
Cioè un lusso!
Rendetevi conto che io a 10 anni avevo già letto miriade di volte quest'enciclopedia (non so neanche quando è arrivata in casa. E' una di quelle cose che pensi ti abbiano accompagnato sin dalla nascita) e non solo questa. Avevo anche un'enciclopedia dell'UTET (ferma al 1989).
Ora vedo che i bambini di adesso leggono cose che mi fanno impallidire, di una noia mortale e soprattutto che dice in maniera specifica ai bambini cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Sono davvero moraleggianti.
Mettendo queste poesie, non c'è un giudizio come "Oh, ma questa roba è talmente complicata che un bambino non la capirà."
Okay, magari ci vorrà un po' di tempo però sarà incuriosito e di sicuro, anche inconsapevolmente, quello che avrà letto arriverà.
Un'altra cosa che mi piace è che si capisce che l'uomo può essere sia il nemico principale della natura però ci sono molti uomini e donne che agiscono per salvarla.
Non c'è una rassegnazione che spesso sento in giro.
Io non so se quanto questo mondo riuscirà a sopravvivere, ma con le mani in mano non si è mai risolto niente.


Passiamo al quinto volume ovvero Gli animali

Questo volume è messo peggio degli altri. 
Si leggono tutti bene, alcuni sono anche sottolineati a penna.
Questo volume ha la costina staccata.
Ve l'ho mai detto che da bambina disegnavo sempre animali? No? Ve lo dico adesso.
Da bambina ero una patita degli animali. Ero indecisa tra il fare la pittrice o la veterinaria. Volevo farlo perché così avrei curato Figaro, un gatto tutto nero arrivato a casa mia il 1 agosto 1989. Io avevo sei anni, lui pochi giorni e l'ha trovato mio padre nel cantiere dove lavorava.
Ora non sarò una veterinaria, ma saluto ancora gli animali e alcuni rimangono stupiti dalla facilità con la quale mi approccio.
Cosa dire di questo volume? Beh, come gli altri ha una scrittura semplice e diretta, le lettere sono grandi. Non ci sono molte parole. Le immagini ci sono come sempre e si segue anche la vita di alcuni animali.
All'inizio vengono suddivisi gli animali per classe (mammiferi, anfibi ecc...) poi ci sono curiosità, viene spiegato cosa voglia dire vivere in un certo ambiente e c'è anche una breve sezione riguardante i dinosauri e un'altra, sempre breve, agli animali estinti (queste due sezioni verranno poi approfondite in volumi specifici).
La questione forse più controversa oggi è la parte dedicata alle cavie, agli animali da laboratorio. 
Recentemente ho condiviso su Facebook la foto di un gatto sottoposto a qualche esperimento che non so bene cos'aveva in testa.
In questi anni si sta sviluppando una maggiore eticità riguardo a questo eppure cosa può succedere, che possiamo prendere un'immagine e leggerci tutt'altro.
Nel senso vediamo un animale impaurito e due medici accanto a lui. Uno penserà: "Di sicuro gli starà facendo del male" e magari uno non pensa che in realtà quella puntura serve per fargli stare bene, per guarirlo.
Vediamo un cane con delle piaghe. Di sicuro sono gli effetti di un farmaco e magari non si pensa che abbia una malattia.
Vediamo degli animali barbaramente uccisi e subito pensiamo che sia reale e magari non pensiamo che è tutto finto, che sono fotogrammi di un film (Il fatto che in alcuni film vengano uccisi davvero è un'altra questione).
E se ve ne parlo è perché mi ha posto a rifletterci sopra: quando vediamo un'immagine che ci colpisce emotivamente, quanto siamo lucidi con la mente? Quanto siamo capaci di vedere se quell'immagine è vera o falsa? 
Vi faccio un'esempio: il caso di Kony 2012. 
A me già sembrava sospetto quando me ne hanno parlato per via dei gadget. Ho pensato che non c'è nessuna serietà in questo. Mi sembrava una cosa assolutamente totalmente assurda. 
Se dico questo è perché ci sono delle persone che ci marciano con questo e non pensiate che visto che ve lo dico, io ne sia immune. 
Non sono assolutamente una maestrina e mi dispiace se ad alcuni lo sembro, ma non è affatto mia intenzione.

Torniamo al volume.
L'ultima sezione è il Bestiario, da me sottolineato, cerchiato... Ho passato molto tempo con questo volume.


Fine del quinto volume e fine della prima parte.
Spero che questo amarcord sia piaciuto e alla prossima settimana con la seconda parte.

Grazie mille a tutti voi.

Le scelte che compiamo (10 anni col teatro)

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A volte ci sono delle scelte che ti pongono in una strada e dopo diversi anni ricordi quella data con enorme affetto come se fosse una data importante di tutta la tua vita.
Ed è così per me il 13 novembre del 2003.
Non è neanche il giorno dello spettacolo, ma quello del primo giorno di laboratorio della non-scuola.
Perché ho scelto questa data quando non quella dello spettacolo?
Dopotutto lo spettacolo rappresenta il brivido, l'emozione, si sta sul palco e senti ogni tua emozione spandersi.
Ci si può sentire in bilico come camminare sul filo e, nel frattempo, senti l'adrenalina.
Quindi perché oggi?
Ovviamente il mio primo spettacolo con un laboratorio della non-scuola rappresenta per me una tappa fondamentale.
Ricordo ancora adesso la grinta che avevo, quando presi la sedia e a furia di dire "Merda, merda, merda" la sbattevo per terra.
Interpretavo Herna de Le presidentesse di Werner Schwab, una signora bisbetica, molto bigotta, che desidera solo dei nipotini da suo figlio ed è innamorata del macellaio Wottila.
In quel frangente, non ne potevo più di sentire "Merda, merda, merda" da un'altra delle "presidentesse", molto lasciva e così (parlo ovviamente di me come personaggio), mi alzai, gridando "Basta!!!!", facendo cadere indietro la sedia e riprendendola, alzandola e sbattendola.
Nelle prove era qualcosa di molto più calmo e sereno. 
Allo spettacolo ero una furia tanto che le guide (ovvero chi gestisce il laboratorio e che appunto ci guida) hanno temuto che rompessi la base che ci sopraelevava.
Ricordo adesso vari momenti e poi quello dove prendevamo gli applausi, uno ad uno e quelli che ho ricevuto erano immensi.
Diversi ruoli poi si sono succeduti fino a qualche anno fa quando ho deciso di smettere perché ormai quella fase era finita.
Quindi perché il 13 novembre?
Perché tutti noi prima o poi ci poniamo delle scelte da fare e non sappiamo come andrà a finire.
Io mi appassionai al teatro, mi resi conto che il gioco del teatro era molto familiare a me e inoltre che ormai il teatro faceva parte di me.
Si aprii un mondo per me fatto di sensi, un mondo istintuale ed io non è che decisi di farne parte, sentivo di doverci essere.
E' come accorgersi di avere i sensi di un animale selvatico e in effetti stare sul palco è come se la tua vista si ampliasse, senti gli odori di ciò che è intorno, l'intuito si amplifica...
E' come una scuola di istinto.
Ma questo non riguarda solo il teatro.
Ogni volta che si fa una scelta e ci accorgiamo che la nostra natura si sta rivelando... Beh, allora sarebbe da sciocchi non seguirla.
Per questo ricordo il 13 novembre e con questo ogni giorno che sono stata là, ogni giorno che ho continuato con testardaggine.
Ricordo di aver lasciato entrare il teatro nella mia vita, di avermi influenzato tanto nella mia vita e la sua influenza continua ancora adesso.
Che cosa succederà adesso?
Non lo so. Al momento sto cercando di finire un progetto teatrale, il secondo dopo L'eretica.
E ovviamente c'è anche la pittura.
Inoltre mi sto interessando anche all'illustrazione e grazie ai corsi che ho fatto (prima con Simone Rea, dove oltre alla pittura con l'acrilico ci ha fatto fare un esercizio di illustrazione, e poi con Morena Forza e Alessandra Fusi) mi sto accorgendo che per illustrare, non basta disegnare.
E' una continua trasformazione questa e vedere dove ti porta.


di Christian Schloe


idem


Anche perché per rivoluzionare la propria vita non è necessario compiere grandi imprese che debbano entrare nel Guinness dei Primati.
Basta anche un piccolo cambiamento.


E voi? Quali sono le scelte che vi hanno portato in una strada diversa da come credevate fino a un attimo fa?




Qui il post sul mio primo laboratorio e qui su tutti i laboratori della non-scuola che ho fatto.

Ravenna capitale della cultura? In attesa della prima selezione (Aggiornato)

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vista della Darsena di città
foto presa da qui


Più volte nel mio blog ho parlato di Ravenna e della sua candidatura a Capitale della Cultura 2019.
Ieri è partita una delegazione di 10 persone attive nel mondo della cultura e non solo (leggi qui) che interverranno di fronte ai giudici e questi ultimi sceglieranno domani dalle 4 alle 6 candidate per la prima selezione.
In tutto le città italiane sono 21.
Che dire?
A questo punto si può solo aspettare.


Certo, c'è stata una lotta come non mai tra tutte le città italiane e ovviamente ognuna ha le sue ragioni per diventare Capitale, ma soprattutto c'è la possibilità di veder crescere la propria città, vederla ampliata.
Ovviamente, io spero che Ravenna passi e che diventi capitale.
Ma gli altri ravennati lo vogliono?
Io non so se avete mai visitato la mia città.
I poeti che l'hanno visitata (potete trovare in questo mio post alcune loro poesie su Ravenna) dicono di aver "incontrato" una città apparentemente morta eppure non sono riusciti a resistere al suo richiamo, come se Ravenna fosse in realtà una sirena addormentata che chiede di essere trovata.
Il fatto è che molti non stanno neanche a cercare. La calpestano con gli occhi spenti e le vere illusioni non sono quelle cantate dalla sirena, sono ben altre.
E' una città imperfetta, lo riconosco, e molti mi dicono che non sembro davvero una ravennate.
Perché? Perché sono curiosa, voglio sperimentare cose nuove, mettermi in gioco. 
L'ho fatto e continuo ancora adesso anche se vedo negli occhi di molte persone l'indifferenza, la fretta come ho segnalato in questo pezzo che ovviamente non si basa solo su di me.
Eppure io incontro delle persone vogliose di crescere, di riappropriarsi della propria città.
Alcuni si lamentano che bisogna considerare i veri problemi della città, non quelli legati alla cultura, come molte città italiane devono affrontare.
Purtroppo in questi anni, ho potuto vedere come molte persone considerino la cultura un optional, qualcosa di cui puoi fare a meno. Eppure la cultura è la scintilla in più.
Se uno va a vedere la lista delle città più sicure (qui la lista), può vedere che siano città aperte culturalmente, pronte ad accogliere il futuro e ai suoi cambiamenti. La maggior parte poi è composta da città che hanno una profonda tradizione.
Ma la tradizione non deve essere un ostacolo per crescere. Sono come le radici di un albero che danno nutrimento e i rami siamo noi che cresciamo.
Inoltre cos'è la cultura?
Non è solo un fatto artistico, è un insieme di tante cose, dei tanti aspetti che compongono la società.
E poi l'arte non è solo nei musei. La si può incontrare anche per strada (e non sto parlando delle scritte amorose o di insulto).
Quindi chiedo questo non solo ai miei concittadini, ma anche a tutti voi: che cosa desiderate fare nella vostra città? Vi sta bene che continui ad essere come anestetizzata? Perché a me non va assolutamente bene. Perché se vedo un seme, io voglio essere lì a coltivarlo, a farlo crescere.(Cultura deriva appunto da coltivare)
Perché continuare a dire le stesse cose non si va avanti.
Perché se una città desidera essere Capitale, deve prima pensare da Capitale.


Comunque vada a finire, è stato un bel viaggio e io spero che lo si continui con la stessa voglia e fermento che ho visto in diversi ragazzi e non solo anche nel caso che non diventiamo Capitale.
Alcuni ovviamente erano delusi, e onestamente anch'io sono rimasta delusa in alcune cose, però io testardamente continuo e in questi giorni ho visto che molti altri sono della mia stessa idea.



A venerdì.


Aggiornamento:

RAVENNA E' UNA DELLE CITTA' SELEZIONATE!!!!!!!!!!!!

Ci sarà ancora da lavorare, ma al momento festeggiamo!!!

Le altre città candidate sono Cagliari, Lecce, Matera, Perugia e Siena
Complimenti anche a loro per essere passate.

Ravenna tra le città candidate per Capitale della Cultura 2019. Si festeggia!!!

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Piazza del Popolo (la piazza principale) a maggio



E così la corsa per la candidatura per Capitale europea della Cultura 2019 continua.
Ieri è stata pubblicata la short-list delle sei città che adesso se la devono vedere.
Oltre a Ravenna, ci sono Siena, Perugia-Assisi, Lecce, Matera e Cagliari.
Da ventuno città a sei.
Le città escluse sono Aosta, Bergamo, Caserta, Erice, Grosseto, L’Aquila, Mantova, Palermo, Pisa, Reggio Calabria, Siracusa, Taranto, Urbino e Venezia.


Un tripudio di festa ieri e oggi tutti ad incontrarci al Comune.
E' bello vedere una città che si abbraccia.
E vedere che Ravenna sia in effetti un "mosaico di culture".
Il sindaco Fabrizio Matteucci apre l'intervento.
Si sono anche letti anche alcuni interventi e il primo è stato quello di Ouidad Bakkali, giovane assessora della Cultura di origine marocchina (infatti le prime parole sono state nella sua lingua d'origine).
Culture come quelle d'origine, culture come diverse forme d'arte...
Cultura come la ricchezza della diversità



Ovviamente si seguono le polemiche.
Alcuni hanno contestato l'esclusione di Venezia eppure uno degli intenti della Capitale di Cultura si tratta di promuovere città con una forte tradizione, che ne hanno un forte bisogno e Venezia è una delle città più famose al mondo.
Inoltre l'esclusione di città come Urbino, Bergamo, Mantova è stata davvero una sorpresa.
Grande sorpresa è stato l'inserimento di Cagliari, visto che ha presentato il dossier in extremis e anche Lecce.
Una rivale forte è senz'altro Matera così anche Siena, ma questo non vuol dire che la scelta non sia una sorpresa.
Si può dire che la scelta delle città è distribuita nell'Italia in maniera equilibrata. Ci sono due città del nord (Ravenna e Siena), una del centro (Perugia-Assisi), due del sud (Lecce e Matera) e un'isolana (Cagliari).
Non mi meraviglierei se qualcuno facesse polemica che non ci sia una dell'estremo nord
Adesso si tratta di accogliere le considerazioni dei giurati al dossier e di modificare i punti deboli.
Inoltre, uno degli aspetti fondamentali che si richiede è che il progetto sia a lungo termine ovvero che il tutto non si svolga solo in quell'anno e in quelli precedenti.

E poi ci sono anche i concittadini che non ci credono, che fanno ironia...
Ovviamente non si può obbligare tutti ad appoggiare ciò però se tutti loro fossero venuti oggi all'incontro.
Era tutto un abbraccio e non perché di convenienza, bensì perché ci abbiamo creduto fino in fondo e ci crediamo ancora.
Come è stato sottolineato da Alberto Cassani, ex assessore della Cultura e uno dei promotori di questa iniziativa, questa è una vittoria collettiva.
L'Open Call, i volontari V!RA che hanno seguito ogni aspetto (e dei quali sono stata parte anch'io all'inizio) tutti gli incontri fatti, i Brain Storming...
Questa è una vittoria per la città e per chi ci ha creduto.
Quindi un grazie va sentito a tutti anche a coloro che remano contro perché comunque Ravenna Capitale della Cultura 2019 si fa sentire.
E' peggio l'indifferenza.


Ed ora un po' di video










All'inizio dell'anno i membri della giuria andranno nelle città candidate e poi verso la fine del 2014 sarà eletta la Capitale europea della Cultura 2019.
Oggi ci si è incontrati per rivederci tutti e per ricordare a tutti noi l'impegno.
Da lunedì si continua per promuovere ancora di più questa rete, per continuare ancora nel collettivo.

Un grosso in bocca al lupo alle altre città.

Ovviamente, vi terrò informati.


P.S.: Sono andata a vedere nelle pagine delle altre città anche quelle non selezionate.

Posso immaginare la delusione di chi ha visto oggi sfumare ogni possibilità.
Lo sarei stata anch'io se Ravenna non fosse passata.
Comunque, desidero ricordare che TUTTA l'Italia merita di essere Capitale della Cultura.
Provate a chiederlo ai visitatori stranieri.
In quello che noi vediamo tutti i giorni, e che quindi non diamo così tanta importanza, loro vedono delle meraviglie.
Possiamo dire che l'Italia ha un posto d'onore all'Unesco per i beni.
Quindi, a tutte le città non selezionate, a tutte quelle che non si sono presentate e anche a tutte le città che sono passate, va il mio augurio perché grazie alla Cultura possiamo dire di essere orgogliosi di essere italiani.
Intanto, viva Ravenna e a tutti i ravennati, coraggio che ora ci rimbocchiamo le maniche e balliamo insieme!!!! 

P.P.S.: Rileggendo sempre le pagine delle città non selezionate, ho potuto vedere in molte un'onorevole compostezza soprattutto nel ricordare l'impegno preso e nella volontà di proseguire.
Ora, non è che lo dico perché tanto siamo dentro, ma già giorni prima della decisione finale ci si diceva tra di noi che se non fossimo passati, comunque si sarebbe proseguito.
E devo dire che in questo sta la vittoria principale: voler far crescere la propria città.


I magnifici Quindici (seconda parte)

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Qui la prima parte.

Continua l'amarcord coi Quindici, l'enciclopedia che ha accompagnato i bambini italiani dagli anni '60.
Adesso saranno passati sotto esame i volumi dal 6 al 10.

Quindi ecco il sesto volume, Gli animali preistorici
Accennati nel quinto volume degli animali, ecco quello che porta direttamente i bambini indietro nel tempo.
Ecco, devo averlo smantellato questo libro (o è stato mio fratello?) perché la copertina è tenuta insieme con lo scotch (e qualcuno magari griderà allo sacrilegio).
Comunque, a parte questo, sfogliare questo volume è quasi come entrare dentro questo mondo misterioso.
Sulla validità di alcune cose che dice non saprei dire poiché non escludo che molte altre scoperte siano state fatte, magari alcune che hanno fatto rivedere delle cose nelle quali si credeva prima e di questo se ne rende conto lo stesso volume con Quello che i fossili non possono dirci.
Sono delle supposizioni che faccio anche perché non me ne intendo quindi se c'è qualcuno appassionato di dinosauri che vuole precisare, è il benvenuto.
I testi, rispetto ai volumi precedenti, cominciano ad essere più ampi anche se non mancano le immagini.
Una delle cose che più mi piacciono è il paragone sempre con l'adesso e anche il cercare di fare capire ai bambini il tempo.
A proposito di questo, c'è appunto la pagina intitolata Quanto è lungo un milione di anni?
E si semplifica questo tramutando 100 milioni di anni in un solo anno.
Così la Terra si è formata 46 anni fa, i primi esseri viventi sono comparsi 34 anni fa ecc...
E se tu hai 9 anni, vuol dire che sei nato da tre secondi.
(dal libro)

Settimo volume, Gli animali in pericolo
Questo volume è vissuto. Quasi integro, ma vissuto.
Diciamo che è stato un silenzioso testimone delle mie letture forsennate.
E dopotutto questo libro è un testimone.
Passando dai dinosauri si fa un paragone cogli animali in via di estinzione raccontando prima quelli che si sono già estinti.
E così tu impari a conoscere i quagga, i dodo, le vacche marine di Steller, le antilopi azzurre e gli uccelli elefante.
Li conosci con la consapevolezza che non ci sono più, che si sono appunto estinti.
Ritorna il discorso dei dinosauri. Essi si sono estinti perché qualcosa è successo, ma è stato un evento del tutto naturale. Inoltre hanno vissuto per parecchio.
Quegli animali citati si sono estinti invece perché l'uomo li ha cacciati e non solo. Perché hanno introdotto nuove specie animali che hanno fatto razzia, perché hanno modificato il loro ambiente, insomma perché si agito sconsideratamente.
Inoltre, sempre con metodi semplici e significativi, viene spiegato secolo per secolo quanti animali di numero si sono estinti e, prendendo appunto dal libro, "Dall'anno 1600 oltre 200 specie di animali si sono estinte!..."
Gli animali in via di estinzione sono divisi per Paese.
La fine racchiude una speranza: l'uomo non è solo portatrice di disgrazia. L'uomo può aiutare e quindi viene data la speranza al bambino che può aiutare gli animali di adesso attraverso degli esempi.
Per esempio viene raccontato loro le esperienze di chi ha deciso di raccontare gli animali osservandoli come Joy Adamson che ha scritto anche il libro autobiografico Nata libera e ne hanno tratto anche un film omonimo.

Ottavo volume, Come funzionano le cose 
Se si dovessero fare i paragoni tra le condizioni dei libri, qualcuno potrebbe dire che, a vederlo così intatto, io non l'abbia letto.
Oh no, invece. L'ho letto!
Già nella prima parte del blog, avevo accennato che chi aveva realizzato l'enciclopedia doveva essere perfettamente consapevole dell'inesauribile curiosità dei bambini. 
Curiosità che li porta a smantellare, disintegrare ogni cosa per capirne l'origine.
Quindi passare alle domande Perché? e Come? (e infatti I Quindici vengono ricordati come "I libri del come e del perché")
Io spero tanto che i bambini di adesso continuino a fare queste domande e, soprattutto, che ci siano persone disposte ad ascoltarli, a dar loro retta.

e Nono volume, Come si fanno le cose
Questi due volumi sono indissolubilmente uniti (e infatti anche questo è integro, ma posso assicurare che lo leggevo)
Non solo si parla degli oggetti di uso comune, ma addirittura del passato e nell'introduzione si parte sempre dal bambino e dalle sue azioni. Per esempio in questa sezione si dice che tu bambino, scavando per terra, potresti trovare per terra un bottone. Ci sono però alcuni scienziati chiamati archeologi che scavano più in profondità e attraverso quello che trovano, riescono a ricostruire dati di tanti anni fa.
Non solo. Si parla delle reazioni del proprio corpo (Perché si suda? Perché vengono i lividi? Che cosa sono le lentiggini? Perché mi vengono le vesciche?...) e si parla delle risorse naturali.
Insomma, questi due libri, così come l'intera enciclopedia, riescono a soddisfare la curiosità del bambino. Magari, un adulto che li legge adesso non si sentirà completamente saziato perché le informazioni date possono sembrare poche eppure quando eri bambino ti bastavano e, se per caso non ti sentivi soddisfatto, beh non ti sentivi frenato nel cercare altri più elementi.
La scintilla è accesa.

Passiamo all'ultimo volume di questa seconda parte, Noi e il mondo.
Beh, anche questo è integro, ma è uno dei volumi ai quali sono più affezionata in assoluto.
Perché?
Allora provata a pensare a dei bambini che crescono e che in qualche modo conosce come mondo solo quello che lei vede.
Attraverso un libro scopre che ci sono altri bambini della sua stessa età che vivono in posti lontani dal suo e così scopre le differenze di quel mondo.
Capisce però che nonostante tutte quelle differenze, ci sono delle somiglianze ovvero crescere con la propria famiglia, essere istruiti ecc...
Comprende che ci sono modi diversi di vivere, modi diversi per far sì che le stesse esigenze siano compiute.
Capisce come l'ambiente sia fondamentale e dal quale noi stessi dipendiamo.
L'inizio parla poi dell'origine del mondo.
Vengono raccontati diversi miti e non solo quello cristiano, ma anche quello scandinavo, quello giapponese, quello cinese, quello greco (qui si parla di Prometeo e del fuoco), secondo gli Apache, secondo gli abitanti dell'isola di Tahiti, secondo i messicani, secondo gli Yoruba (popolo dell'Africa Occidentale) e poi alla fine la spiegazione scientifica.
Al leggere questi miti non viene mai detto: "Questa è la verità in assoluto", ma "Questa è la verità secondo me."
E ovviamente la derivazione dei miti dipende dall'ambiente circostante, da quello che per loro è familiare.
Alla fine si parla del nostro corpo, di come siamo formati dentro.
Il macrocosmo dentro di noi.
E già la parola "noi"
Noi e il mondo.

Con un senso di commozione profonda nel ricordare questo volume, chiudo la seconda parte.
Alla prossima settimana, con la terza e ultima parte.


Con qualche giorno di anticipo ecco il post della terza e ultima parte


I magnifici Quindici (terza e ultima parte)

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L'amico blogger Daniele Riva in uno dei suoi blog realizza un post sulle mie analisi dei Quindici in una sorta di maidelenette di Proust.
E' stata una sorpresa per me e infatti l'ho ringraziato.
Inoltre mi piace quando c'è questo senso di comunione tra i blogger, davvero come fosse una catena.
Quindi ho deciso di realizzare adesso la terza e ultima parte.

Qui la prima parte
Qui la seconda parte



Premessa: come si è riscontrato, nelle varie edizioni i nomi di alcuni volumi possono cambiare e persino gli argomenti così come lo stesso volume può avere una numerazione diversa nelle altre edizioni. L'edizione rappresentata qui sopra è quella che ho io (immagine trovata su Google) e perciò è su questa edizione che io mi baso.


E iniziamo subito dall'undicesimo volume, Feste e costumi
Come dicevo per quanto riguardava il decimo volume Noi e il mondo, uno dei meriti per me di questa enciclopedia è di avermi fatto conoscere le altre culture, i punti di differenza e quelli di contatto.
Le feste rappresentano un punto di comunione per quel popolo e ciò che sembra strano a noi, a loro possono sembrare strane le nostre.
L'importante è che poi non ci sia alcuna "voce" di sottofondo che mi dica cosa devo pensare.
Più che altro mi si dice "Se tu vivessi qui, festeggeresti questo..."
Quindi io sarei potuta nascere in un altro luogo?
Quello che mi rende appartenente a questa cultura è perché io sono nata qui?
(Piccolo aneddoto: viene raccontato che il tipico Santa Claus con la barba bianca e il giubbotto rosso è quello degli Stati Uniti. E per me era strano perché quello era il tipico Babbo Natale che vedevo io nelle raffigurazioni. Allora il concetto di importazione non mi era ancora arrivato (ero davvero piccola) così mi chiesi se vivevo negli Stati Uniti.)
A vedere questo volume così festoso, letteralmente, un adulto potrebbe contestare che un mondo così è assolutamente naif, privo di realtà oggettiva.
Eppure quell'innocenza è parte del bambino così come il senso della paura. Ricordo che nel volume degli animali in estinzione si cominciava parlando degli animali già estinti e si parlava di loro attraverso delle storie come di un bambino che chiede a una persona adulta.
Anche se appartiene a un'altra cultura, un bambino che legge non sente la differenza. Magari è incuriosito perché quell'animale non l'ha mai visto prima però è facile che si identifichi con lui.
Così come quando nel decimo volume, all'inizio dei bambini di diverse culture chiedevano ai loro parenti come era nato il mondo.
Inoltre spesso da quelle pagine non è che si possono trarre delle informazioni vere e proprie ovvero di dati. A volte viene dato il senso di quella festa, da dove prende il nome


immagine presa dal blog dei Topipittori
(cliccate sopra per vedere meglio)


Però non viene detto quando è iniziato tutto questo, perché fu scelto ecc... (Anzi invece di dire la data viene detto Molto tempo fa come se fosse una fiaba)
C'è da dire che senza le immagini, quello che c'era scritto non avrebbe avuto la stessa fascinazione.
Non so quali erano le intenzioni di chi l'ha ideata in questo e negli altri volumi, ma secondo me (e soprattutto basandomi sulla mia esperienza di lettrice) si puntava sulla voglia di incuriosire.

Altre immagini di questo volume (prese sempre dal blog dei Topittori e vi consiglio di leggere i loro post legati a I Quindici.
Cliccate sopra le immagini per leggere meglio







Alla fine del volume c'è uno schema nel quale vengono elencate con la data mese per mese le feste fisse e vengono ricordate anche quelle mobili.


Dodicesimo volume, Luoghi da conoscere
E dalle feste passiamo ai luoghi.
Semplicemente, perché quei luoghi sono da conoscere?
Il volume incomincia ricordando le sette meraviglie del mondo.
Quindi quei luoghi da conoscere sono in realtà legati all'intervento dell'uomo.
L'intervento dell'uomo riguarda anche l'intervento sulla natura e non solo.
Andando avanti, si conoscono luoghi "da conoscere" perché lì è stato compiuto un evento importante (come una battaglia) oppure per ricordare una persona importante (vedi le statue commemorative).
Quindi l'uomo al centro di tutto? L'uomo in una visione del mondo antropocentrica?
Non direi perché comunque viene ricordato anche il ruolo della natura che sconvolge la vita degli esseri umani come la "nascita" di un vulcano nel giardino di un contadino così come vengono ricordati alcuni luoghi spettrali, altri dove alcuni animali vengono lasciate girare indisturbati.
Ci sono anche diverse curiosità come la Bolivia, l'unico Stato che ha due capitali: La Paz e Sucre.
Alla fine del volume ci sono alcuni mappamondi con segnate diverse città e collegate tramite una freccia.
(E io mi chiedevo sempre, ero alle elementari, perché Ravenna non era mai segnata se non in quelle geografiche. Leggo un Atlante e vedo "Ravenna". Chiamo i miei nonni materni per dirglielo. Scopro infine che la pagina riguardava il metano)

Tredicesimo volume, Guardando s'impara
Vuoi che una che sin da quando era bambina, era interessata alle arti visive non si interessasse a questo libro? Ma che domande!
Certo che lo leggevo e lo sfogliavo anche se a vedere lo stato del volume non si direbbe visto le condizioni buone. (Forse avevo una sorta di rispetto)
La prefazione invita a soffermarsi prima di giudicare anche per le immagini astratte.
Non avere fretta di capire, ma prima immergiti.
E già il finale della prefazione è incoraggiante: "Fai conto di avere un grande museo a tua disposizione in queste pagine. I musei non sono noiosi e ci si possono fare tante scoperte interessanti. Troverai che non è difficile comprendere perché un quadro o una statua sono belli e importanti. E' sufficiente guardarli con attenzione: perché guardando s'impara."
Al leggere adesso questo finale non mi sembra che si dica: "Ué bambino, scordati il tuo spirito critico.".
Piuttosto era un invito che prima di criticare bisogna prima osservare.
Alcune volte mi è capitato di recente che in alcune illustrazioni che prima non mi piacevano perché ci vedevo solo quelli che mi sembravano difetti, non mi ero accorta che insieme creavano un'armonia. (Parlo di queste illustrazioni).
E' un po' come quando da bambini si schifa un cibo mai assaggiato e la persona adulta dice (o almeno dovrebbe dire): "Prima di dire che non ti piace, assaggialo almeno."
Che sta anche un po' a dire: dopo potrai dire se non ti piace, dopo potrai dire che cosa ne pensi. Non giudicare frettolosamente.
E questo non sta solo nel guardare i quadri o assaggiare i cibi, ma anche nella vita di tutti i giorni. Il che mi fa pensare anche ad una certa libertà di opinione. Quanto di quel fatto hai guardato, assaggiato?
Inoltre anche la pagina dopo che riguarda il foglio bianco e parlano dell'arte. Che cos'è l'arte?
Il libro dice che "...cercherà di fartelo scoprire."
Ma soprattutto alla fine si dice: "Gli artisti e le loro opere possono farti scoprire dove gli oggetti, i paesaggi, gli uomini tengono nascoste le loro qualità più interessanti."
Quindi l'arte serve a tirarle fuori?
Ma soprattutto che cos'è che riguarda questi oggetti, paesaggi e uomini così speciali?
Vai nella pagina dopo e vedi un pittore mentre dipinge. Alla fine si rivela essere de Chirico.
Vai ancora avanti e vedi degli artisti all'opera, degli scultori. Ci sono Henry Moore, Giacomo Manzù, Alexander Calder, Richard Stankiewicz...
Vai ancora avanti e c'è il panorama di luna park stra-pieno
"Come vengono le idee agli artisti? E' semplice: si guardano in giro. Prova anche tu"
E infine quel panorama viene suddiviso in tanti dettagli
"L'artista fa qualcosa di simile. In mezzo a tutto ciò che vede o che gli viene in mente sceglie solo i particolari che gli interessano: o perché sono i più belli o perché sono i più importanti o semplicemente perché lo incuriosiscono."
Il libro continua a guidarti per mano, indicandoti che cosa guardare, cerca di direzionarti lo sguardo e poi alla fine ti chiede: "Che cos'è che preferisci?"
In più c'è una pagina che sarebbe da inserire in tutti i libri di Storia dell'Arte (permettendo che la reinseriscano). Ovvero "Che cosa vuol dire moderno?"
Vengono fatti vedere due sculture di due volatili: un piccione e due gru con serpenti.
Il piccione è molto realistico mentre l'altra scultura è stilizzata.
"Forse penserai che il piccione sia più antico e che le gru siano opera di un artista moderno, dato che sono così strane e fantasiose. Ma non è così: il piccione ha solo 200 anni, le gru ne hanno più di 2000!
E in effetti viene da pensare poi quanto gli artisti abbiano guardato sempre al passato reinterpretandolo. Basti pensare a Pablo Picasso e alle due facce stilizzate ne Les damoiselles d'Avignon del 1907


che riprendono i tratti delle maschere africane portate in quel periodo. 




Ci fu proprio una sorta di esotismo generale che comprendeva anche il Giappone e tutti i luoghi che sembravano da favola. Gli artisti si lasciarono ispirare da questi elementi così come viene ricordato più avanti ne Echi dall'Oriente.
Inoltre viene ricordata l'arte come testimone del suo tempo non soltanto per quanto riguarda un avvenimento importante, ma anche, e soprattutto, per quanto riguarda la vita di tutti i giorni.
Magari gli uomini del Paleolitico non si aspettavano che i loro dipinti murale fossero considerati come arte eppure sono un tassello importante della Storia dell'Arte.
In più si invita a leggere il quadro, a soffermarci sui gesti, sulle luci perché molti quadri raccontano una o più storie tutte insieme.
E come se non bastasse, si accenna al rettangolo aureo "...Non è chiamato aureo per il suo colore, ma per le sue proporzioni perfette che lo rendono prezioso come l'oro. Puoi ritrovare la forma di questo rettangolo in molte composizioni e costruzioni."




Partenone 








una galassia a spirale

Un'armonia perfetta.

E credo che sia un finale perfetto per questo volume.
Comunque all'inizio ci diceva che cercava di farti capire che cosa sia l'arte.
Alla fine l'abbiamo imparato? Chissà, però di sicuro mi ha guidato e continua a farlo e di sicuro, almeno per me, ciò che alla fine tirava fuori le qualità nascoste (come diceva nelle pagine iniziali) è il mio sguardo, uno sguardo che si sofferma. Senza contare la mia esperienza personale, il mio vissuto.
E voi che cosa ne dite?
(P.S.: Qui c'è Ravenna. E su cosa se ne parla? Ma sul mosaico ovviamente. Che domande.
P.P.S.:Del fatto che Ravenna sia ricordata come la città del mosaico non è che mi stia bene. Non nego che siano davvero dei mosaici davvero belli, con una luce calda e che in alcune basiliche la luce del sole che filtra cambia l'effetto. Non mi piace questa esclusività che si dà.)


E dal guardare passiamo all'impasticciare con il quattordicesimo volume, Fare e costruire
Immagino che tutti i bambini che hanno letto e amato i Quindici, qui si saranno divertiti un casino.
Giochi per tutti i giorni, creazioni, che giochi fare durante le feste, quando si è ammalati e non solo giochi, ma anche cucina. Anche la spiegazione di alcuni trucchi magici e alla fine si parla di illusioni ottiche.
Credo che più che stare a parlare in generale o specificatamente su un argomento (come ho fatto finora) sia necessario mostrare

Cliccate sempre sull'immagine per vedere meglio




immagini prese da qui


(immagine presa da qui)


(immagine presa da qui)


(immagine presa da qui)




Si passa all'ultimo volume, Voi e il vostro bambino
In realtà questo è un volume più per i genitori che per i loro bambini.
Anche al primo approccio si nota la differenza. La scrittura è molto più piccola e ordinata e ci sono poche immagini.
E' come un dizionario visto che le parole sono suddivise per lettera e quindi vengono spiegate le malattie, i comportamenti di alcuni bambini, tutto quello che potrebbe essere utile.
Ora sulla validità di quanto dice non saprei dire perché non l'ho mai letto tutto e negli anni si va avanti con la pedagogia (o almeno si dovrebbe ma vedendo come si comportano alcuni genitori non saprei dire)
Comunque sfogliandolo adesso, mi sono soffermata su una frase: Non aspettatevi la perfezione.
E io dico anche Non aspettatevi che il bambino sia una creatura modellata a vostro piacimento e con i vostri interessi. 
Il bambino è un bambino non un adulto in miniatura e merita di essere considerato e guidato nel rispetto delle sue esigenze.



E così ho finito questa madeleinette.
Se volete condividere i vostri ricordi o altro ancora, fate pure. 
Sentitevi liberi.

Fiabe, compagne dell'infanzia e non solo

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Manca poco meno di un mese a Natale e già le strade si riempiono di persone intente a comprare i regali.
Oltre a cosa pensare a regalare alle persone per me più care, mi concedo anche dei regali per me stessa.
E in questo caso si tratta di fiabe.
Il primo che ho comprato è il secondo volume delle Fiabe Sonore (l'anno scorso è uscito il primo)


E poi i due volumi della Taschen sulle fiabe dei fratelli Grimm e di Andersen





Cosa dire?

Le Fiabe Sonore (assieme a quelle del Becco Giallo) sono state per me un lasciapassare nel mondo delle fiabe.
E non era tutto rose e fiori. Mi ricordo ancora adesso di quanta paura avevo nel sentire il lupo russare ne Cappuccetto Rosso (Becco Giallo).
Le fiabe rappresentano un tassello della memoria.
E in queste edizioni dove non solo si legge, ma si guardano le figure e le si ascolta.
Vi faccio un esempio.
In questo secondo volume, c'è Hansel e Gretel (oltre a Cappuccetto Rosso, I tre porcellini, La piccola guardiana d'oche, Il gatto dagli stivali, Aladino e la lampada meravigliosa, Il pesciolino d'oro, Il libriccino magico, I tre capelli dell'orco e I cigni selvatici) e a differenza di molti altri albi delle Fiabe Sonore, di questo non me lo ricordavo.
Però mi è bastato sentire il video...


...per pensare "Aspetta un attimo, queste voci mi sono familiari. Devo averlo già letto."
Così apro questo volume, trovo che c'è anche Hansel e Gretel, guardo le immagini e tutto mi è ritornato.
C'è da dire che anche le Fiabe Sonore sono state adattate e non parlo solo di alcune libertà che si sono prese ovviamente inserendo il cantastorie e le canzoni, ma anche in certi finali si è tolto l'elemento tragico.
Per esempio ne La piccola guardiana d'oche la madamigella usurpatrice della principessa viene condannata a rimanere in galera a vita mentre la sua condanna è proprio qualcosa di terribile.
Spero che continuino a rieditare le fiabe sonore e che non debba aspettare l'anno prossimo per il terzo volume.

Andiamo ai volumi della Taschen.
Questa casa editrice si è distinta per pubblicare volumi d'arte di pregevole fattura ad un valore esiguo e basta che voi facciate un confronto per rendervene conto.
Si tratta anche della qualità della carta, molto più spessa di diverse monografie d'arte.
Quindi sono rimasta stupita, ma non troppo, vedendo che questi volumi costano 29,90 euro l'uno.
Si tratta di volumi grossi contenenti diverse illustrazioni anche quelle di alcune della Golden Age dell'Illustrazione (gli anni '20).
Inoltre si trova proprio l'edizione originale delle fiabe o almeno l'ultima che è uscita (i Grimm hanno ripubblicato varie volte le loro fiabe modificandole).
Quando si tratta di fiabe non si può pensare ai fratelli Grimm e ad Andersen. Ci sono anche Charles Perrault e Giambattista Basile, ma spesso per le persone che si avvicinano alle fiabe si pensa soprattutto ai primi due forse anche perché più vicini a noi.
E' stata per me una sorpresa leggere la Cenerentola dei fratelli Grimm. Quella che noi conosciamo, anche perché la versione disneyana ha contribuito molto, è quella di Perrault con le scarpette di cristallo e la fata madrina.
Nella versione dei Grimm, Cenerentola chiede al padre di regalarle il primo ramo che lo sfiora ed è quello del nocciolo, il cui legno veniva usato per costruire le bacchette, e lo piantò alla tomba della madre. Ogni volta che andava al ballo chiedeva al nocciolo, cresciuto grazie alle lacrime di Cenerentola, di vestirla.


di Elenore Abbott, 1920
(illustrazione non presente nel volume)

Ad ogni volume c'è un'introduzione alla loro vita e così si viene sapere che, a differenza di quanto si sa generalmente, i fratelli Grimm non hanno mai viaggiato per raccogliere le fiabe, ma si sono affidati a delle fonti attendibili. Molte delle fiabe provengono dall'Assia, uno stato federato della Germania.
Inoltre, i fratelli Grimm erano accademici e quindi raccolsero le fiabe per il gusto letterario e non per formare un'opera per i bambini.
Andersen rimase colpito dalla prima edizione delle fiabe dei due fratelli tedeschi e quando divenne famoso, andò a trovarli.
Ma lui aveva sentito le fiabe sin dall'infanzia ascoltando delle signore che filavano in una stanza del manicomio. Inoltre sua madre era molto superstiziosa e mendicò anche. Suo padre, prima della sua morte, era un letterato e aveva molti libri, caso raro per l'epoca.
Questo mix di elementi portò Andersen stesso a creare un mondo tutto suo modificando anche alcune fiabe dei Grimm come quella de I cigni selvatici che è una rilettura de I sei cigni.
In più nelle sue fiabe si possono vedere degli stralci autobiografici.
E' davvero particolare che all'inizio Andersen non si aspettava la fama dalle fiabe, ma la desiderava dalle sue opere teatrali (una delle sue passioni)
Nel libro viene detto che Van Gogh, suo contemporaneo, diceva che vedeva Andersen portato per le arti visive per le descrizioni inserite nelle fiabe e alcuni passaggi visivi e infatti lo stesso Andersen amava ritagliare delle silhouette di carta (qui ne potete vedere alcune sue), attività che la si ritrova nello studente de I fiori della piccola Ida.
A proposito di silhouette, le illustrazioni inserite nel volume dedicato di Andersen sono maggiormente di questo tipo rispetto al volume dei Grimm.
Inoltre in alcune fiabe, si può vedere una sola illustrazione e questo perché, per limitare i costi, gli illustratori fecero meno illustrazioni possibili.
Diverse fiabe sono inserite in ciascun volume. Non ci sono tutte ovviamente, ma almeno non ci sono le strafamose.

Quindi, se volete fare un regalo a voi stessi o a qualcun altro questi tre libri potrebbero essere un'idea e non vergognatevi di leggere le fiabe se siete adulti perché...


Un giorno sarai grande abbastanza per ricominciare a leggere le fiabe.
(C. S. Lewis)


La libertà del palloncino, mio racconto in (meno di) 500 caratteri

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Ieri su Youtube mi incappo in questo video e mi dico: "Perché no?"



Dopo diversi tentativi, mi era venuto in mente di scrivere su un palloncino e poi alla fine ho pensato che questa sensazione poteva essere perfetta per il nuovo capitolo di Aulonia e quindi ieri sera eccomi occupata, dopo alcuni mesi, ad aggiornare il blog di Aulonia (vedi qui).
Oggi leggo il racconto di Romina Tamerici (clicca qui) e mi è venuto in mente che potevo adattare quello che avevo scritto per ripostarlo al blog.
Ed è stato un duro lavoro perché si trattava di rientrare nei 500 caratteri (il linguaggio da sms è proibito!).
Quindi cava tutta la prima parte, cerca di togliere alcune frasi, altre le adatti e alla fine ho raggiunto i 473 caratteri.
Spero di aver fatto un buon lavoro.
Ecco il risultato finale:


I palloncini volano e una bambina, rinchiusa nella sua stanza, se ne sta zitta a guardarli.
Chissà cosa pensa.
Forse vorrebbe diventare un palloncino e toccare il cielo.
Oppure non sta pensando a niente.
Semplicemente sta guardando quei palloncini volare e in quel momento si sta dimenticando di quanto prima si fosse sentita così sola.
Ora i palloncini sono diventati un puntino nel cielo per poi sparire.
La bambina, incantata, guarda ancora il cielo e non si sente sola.



Cosa ve ne sembra?
Se volete partecipare anche voi basta andare in questo post.

Il racconto viene poi ripubblicato con le indicazioni del blog e anche del canale Youtube se volete (ecco qua il mio) e devo dire che sono rimasta commossa nel vedere l'illustrazione che correda la storia.





illustrazione di kalinatoneva


Tanti, tantissimi palloncini!!!
Una miriade!!!


Il gioco dell'arte (prima parte)

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Da ieri sto facendo su Facebook un gioco sull'arte.
E' come una catena, divertente e allo stesso tempo utile (potete dire lo stesso delle catene di solito? Non credo)
In che cosa consiste?
In pratica metti "mi piace" a uno stato che dice: "Tal de tali mi ha assegnato questo artista e io ho scelto quest'opera ecc...". Il Tal de Tali ti assegna un artista e tu devi cercare di quell'artista un'opera (di solito si assegnano pittori, ma andando avanti si sono assegnati lungo tutto il gioco costumisti, fotografi ecc... Dopotutto l'arte è un concetto molto ampio)
Realizzi appositamente uno stato prendendo spunto da quello che avevi scritto il Tal de Tali e se vuoi, aggiungi qualcosa. 
A chi mette "mi piace" alla tua immagine, tu assegni un artista e così si va avanti.

Vi metto gli artisti che mi sono stati assegnati e le immagini che ho scelto con qualche spiegazione sul perché le ho scelte.

Il primo artista assegnatomi è stato Gustav Klimt, uno dei miei preferiti. Potete vederlo anche dal post coi dipinti sulle sue donne ed è proprio una delle sue donne che ho scelto.


Bisce d'acqua I, 1904/1907


Una cosa che mi piace delle sue donne è il loro essere languide, completamente libere e disinibite. Assolutamente sensuali senza alcun sforzo. Molte delle sue donne sono immerse nell'acqua e infatti me le immagino in questo stato liquido, sciolte.
Ah, una cosa: diffidate dal film su di lui con John Malkovich. Non ha alcun senso!!!!


Il secondo artista assegnatomi è Paul Cezanne, precursore delle idee di Pablo Picasso per quanto riguarda i concetti della prospettiva.
Una cosa che mi piace di lui è il colore, dato molto intensamente.
Forse lo conoscerete molto per le sue nature morte. Io ho scelto un paesaggio.
.

Si tratta del lago di Annecy e ho percepito una grande serenità d'animo.
Per questo motivo l'ho scelto.


Terzo artista: una pittrice che non conoscevo ovvero Amélie Beaury-Saurel.
E' stato un po' difficile scegliere e alla fine ecco per cosa ho optato


Il ritratto di Severine

Non so chi sia questa Severine. 
Ho scelto questo quadro per il contrasto tra il rosso fiammante della chioma, questo vestito così chiaro, velato e l'espressione accigliata della quale faccio fatica a decifrare.
E' addolorata, stanca o semplicemente miope?
A volte qualcosa ti affascina perché fai fatica a decifrarlo.


Il quarto artista assegnatomi è Caspar David Friedrich, noto per essere uno dei pittori romantici che hanno trattato il Sublime.
Invece di andare sul noto come il famoso Viandante sul mare di nebbia, ne ho scelto un altro che non avevo mai visto prima.



Il sognatore

Di solito nel Sublime si parla di un senso estatico ed estetico dovuto a una sensazione di pericolo soprattutto nel guardarlo da lontano.
Qui invece avverto una grande calma come per il lago di Annecy.
Sento in questi due quadri una contemplazione e allo stesso tempo una dolce malinconia.


Quinto e ultimo artista.
Anche questo non lo conoscevo prima ovvero Umberto Brunelleschi.
Appena ho visto le sue illustrazioni ho pensato subito che dovevano essere state fatte negli anni '20 o giù di lì.
Le linee sottili e allungate come se fossero uscite da un catalogo di moda (basti vedere Erté e Louis Icart), i colori pastello... Erano anche gli anni d'oro dell'Illustrazione, la cosiddetta Golden Age e uno dei più famosi è il danese Kay Nielsen che adoro.
Dopo una lunga ricerca nel sondare ogni sua opera, ho scelto questa sua illustrazione.


Sarà stato per la farfalla?
Ho notato solo dopo la spirale, uno dei miei motivi preferiti.



Leggendo sempre su Facebook, ho visto che qualcuno ha riportato un senso di sdegno nei confronti di questo gioco dicendo che per l'arte non si ricorrono a questi "mezzucci". Non so chi l'abbia scritto, ma ovviamente non condivido quello che è stato detto (anche perché se no non avrei neanche partecipato).
Io l'ho trovato un metodo divertente e leggero per incitare gli artisti e non solo a rivedere e cercare delle opere.
Inoltre ho visto che, proprio come è successo a me, alcuni si sono detti: "Ma io non voglio scegliere i stranoti, quelli ovvi. Voglio cercare qualcosa di suo che possa avere lo stesso valore ed è meno noto."
In più è stata un'occasione per conoscere degli artisti nuovi.
E poi c'è anche quella voglia di gioco, quell'attesa nel chiedersi "Chissà quale artista mi assegnerà." così come per chi assegna ci può essere l'attesa chiedendosi "Chissà quale opera tirerà fuori."
Vi faccio un esempio.
Ho assegnato a una ragazza il pittore Edward Burne Jones, pre-raffaellita e uno dei miei preferiti in assoluto. Mi dicevo appunto: "Sono proprio curiosa di vedere quale opera sceglierà."
Solo che, ovviamente, non a tutti può piacere quello che piace a te e così è successo.
Quale opera ha scelto?
Uno studio preparatorio sulle ali.



Quando l'ho visto, mi è scappata una risata perché non è quello che immagino pensando a lui.
E anche lei ha ammesso il tutto con una risata dicendo che i Pre-raffaelliti sono lontani dal suo gusto.

Forse quel qualcuno che era contro intendeva forse che questo è un gioco e che l'arte è una cosa seria.
Proprio oggi leggo, sempre su Facebook, una frase di Julia Cameron (non la quasi omonima fotografa).

Artists and intellectuals are not the same animal
(Artisti e intellettuali non sono lo stesso animale)

Per mia esperienza, ho conosciuto diverse persone intellettuali che sembravano da salottino.
Nel "salottino" mi annoio e il mio sguardo vagherebbe.
Diciamo che mi sento molto più viscerale. Se mi sporco le mani, la faccia (e anche gli indumenti) di colore, dico che sono colorati.
Nell'arte io vedo molto il lato giocoso e creativo e questo non vuol dire che non prendo l'arte seriamente.
Diciamo che non la prendo seriosamente.



Artisti che ho assegnato in questa prima parte: Edward Burne Jones, Odilon Redon, Frida Kahlo, El Greco, Tamara Lempicka, Paul Klee, Gustave Moreau, Marc Chagall e Johann Heinrich Fussli.



Ecco la seconda parte

Il gioco dell'arte (seconda parte)

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Pensate che io dopo aver fatto questo post, abbia finito con il gioco dell'arte?
Ah!

Ho continuato e oggi vedo che qualcuno ha postato questa vignetta



Che questo gioco stia diventando il nuovo tormentone?
Non direi. 
Non mi sembra che questo gioco sia l'Harlem Shake dell'arte o un Gangnam Art.
E' un gioco, un passaparola e tramite questo gioco, si può conoscere un autore nuovo e se magari quell'autore non ti piace, non è detto che non ci sia un'opera che non ti piaccia.

Il primo artista assegnatomi in questa seconda parte è un illustratore, Boris Vallejo.
E' più un illustratore fantasy con donne dalle forme perfette e con vestiti discinti.
Ci sono anche le farfalle e alcuni elementi "fantasy" che mi piacciono come le sirene, ma se devo essere sincera non impazzisco per i suoi colori. 
Alla fine ho scelto questa sua opera:


Tre donne insieme come le tre Grazie (e non solo).
Inoltre ciò che più mi piace è come le braccia seguono il movimento dei rami.
Certo, l'anatomia è esagerata.
Comunque tra le sue opere è quella che mi ha catturato.

Passiamo al secondo artista.
Da un illustratore contemporaneo si va a uno del Gotha degli anni '20: Edmund Dulac.
E' stato difficile scegliere una sola illustrazione e alla fine, dopo una lunga analisi, ho scelto questa tratta da L'uccello di fuoco


Il contrasto tra una scena notturna e quel rosso fulminante del piumaggio.
Inoltre sembra che la prospettiva sia un po' incasinata. 
Certo ci sono le case in fondo più piccole, ma sembra che la principessa stia galleggiando in un giardino di fiori che si è sollevato per far sì che il principe la contempli.
Potere delle fiabe.

Ritorniamo a un artista contemporaneo, performer e musicista: Ragnar Kjartansson
Ecco, cercare qualcosa su Google era pressoché impossibile. Si trovavano solo foto su di lui.
E infatti chi mi ha assegnato quest'artista, mi ha consigliato di cercare su Youtube.
Alla fine ho scelto questo video tratta dalla sua performance The Visitors che ha fatto anche a Milano.




Per la musica.
E' un artista islandese come la fantastica e favolosa Bjork.
Sarà l'aria che respirano.

Ed eccoci a un altro artista.
In realtà mi era stato assegnato Tristan Tzara, fondatore del Dadaismo.
Ho cercato, ricercato, straricercato e quello che trovavo era foto su di lui, dipinti su di lui, schizzi di costumi.
Quindi ho richiesto che mi sia cambiato e alla fine mi è stata assegnata Mary Cassat


Madre che tiene il bambino

L'ho scelto perché mi piacevano i segni dei colori, così evidenti e pittorici (credo sia pastello a cera, ma potrei anche sbagliarmi)


Finiamo con l'ultimo artista assegnatomi ovvero uno street-artist di nome BORONDO


foto presa dal suo blog

Ho scelto questa sua opera, presente a Gaeta, per un semplice motivo: mi piace come si sposa con il paesaggio.
Mi piace la naturalezza.
Mi piace come qualcosa da tutti i giorni sia qui esaltato.




Ecco caro chiunque abbia fatto quella vignetta, certa arte non la si trova nei musei e ha il diritto di vivere, di essere chiamata "arte" come quella che sta nei musei.
Certa arte la si trova nei libri, viene stampata e ristampata eppure per quanto volte la si ristampi, l'opera non perde di valore.

L'arte è ovunque basta cercare. Basta saper guardare.


Artisti assegnati in questa seconda parte: Mary Blair, Errol Le Cain, Sergio Toppi, Balthus e Vladimir Kush

P.S.: Ci sarà una terza parte? Quando finirà questo gioco? Solo il tempo ce lo dirà.

L'arte di Friedensreich Hundertwasser e la sua influenza

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Una delle novità per me di quest'anno è stata quella di aver cominciato ad usare la macchina da cucire.
Dire che ho imparato è ancora presto però sto diventando più sicura.
Cosa c'entra questo con Friedensreich Hundertwasser?
E soprattutto: chi è Friedensreich Hundertwasser?
Nato esattamente 85 anni fa a Vienna (e morto il 19 febbraio del 2000 a Nuova Zelanda), si può dire che lui aveva un'anima eclettica. Infatti è stato pittore, scultore, architetto


Guardate bene il suo berretto perché la sua idea del colore è quella.
Avere un'idea e saperla trasporre in diverse forme d'arte.
Un'idea che non segue un rigido dettame della linea dritta, che considera l'errore spontaneo come un ostacolo di bellezza che ti costringe a pensare a nuove opportunità, a una nuova ricchezza per quell'opera facendola diventare un pezzo unico.
Ma più che dire, credo sia meglio mostrare.








Il colore è un'essenza viva e pulsante.
E va bene, qui siamo nella pittura.
Ma nell'architettura?
E' possibile?

Basta vedere questo video sull'Hundertwasser Museum a Vienna




Ma perché questa idea "balzana" della linea non dritta?

Semplicemente perché uno dei suoi pensieri è che la linea dritta non esiste in natura.
Immagino che possa sembrare allucinante vivere in un'abitazione dove sembra di camminare su delle onde.
Inoltre pensava all'essere umano come composto di sei pelli.
Le pelli rappresentavano uno stato e più aumentava la pelle più aumentava la distanza con il proprio corpo. La prima pelle rappresenta noi stessi e così via fino alla società.
Diceva che ognuno dovrebbe stare bene con tutte le sei pelli.


Con questo cosa intendevo dire con la macchina da cucire?

Semplice, perché giusto a fine ottobre ho incominciato questo corso di Sartoria creativa ed emotiva gestito soprattutto da Stefania Pelloni (questo il suo blog dove potete anche trovare il PROgETTO HUNDERTWASSER) per illustrare la sua idea del corso ci ha parlato di questo artista.
Quindi non si deve andare dritto, non abbiate paura di fare errori e non usate il metro.
Per chi magari faceva già la sarta poteva sembrare un problema questo approccio poco ortodosso. Personalmente ho considerato queste indicazioni della linea non dritta e soprattutto degli ostacoli di bellezza come qualcosa da applicare anche ai miei lavori.
Com'è stato usare la macchina da cucire?
Beh, una corsista ha detto che le sembrava un animale mitologico e in effetti non aveva tutti i torti.
A me poi, assoluta ignorante in materia, mi era capitata una bestia. Nel senso che andava anche se non premevo il pedale. Mi sembrava un animale con la rabbia.
Prego notare qui l'espressione della vostra malcapitata.
Ma poi andando avanti, ho imparato come gestire questa bestia selvatica (basta dare un colpo secco al pedale quando la macchina parte) e in più andando avanti a cucire, diventavo più sicura.
Cosa stavo facendo?
Un fantastico e meraviglioso portapennelli che poi ho pensato come portapennematiteecc...
Per il fatto di non andare dritto, credo non sia stato un problema perché credo di essere naturalmente e geneticamente portata per questo
Roba che credo di andare dritto e poi mi accorgo di no invece.

Ed eccolo qua, il mio fantastico, meraviglioso e soprattutto favolosamente sghembo.





Meraviglioso vero?
Guardate come è favolosamente sfilacciato.
E quel tessuto acchiappapeli.
In più, la linea mi veniva storta senza alcun sforzo.
Hundertwasser sarebbe così orgoglioso di me



Ritornando ad Hundertwasser, l'arte non è forse un'interpretazione della natura? Non è un riconnettersi ad una quintessenza naturale?
L'artista non è forse una anima primordiale, allo stato del bambino?
Immagino che stare in quell'ambiente così scosceso possa far pensare ad un'avventura.
Anzi, considerava un sacrilegio il voler adattare la natura, il volerla "correggere".
E posso immaginare quale influenza lui abbia avuto non solo in Stefania, ma anche in tutte le persone che si sono sentite colpite da questa persona.


Se uno sogna da solo, è solo un sogno.
Se molti sognano insieme, è l'inizio di una nuova realtà.


da PensieriParole Andate qui se volete conoscere meglio la storia di Hundertwasser
Vai qui se vuoi sapere un po' di più sulla sua vita

Meraviglia in formato Photoshop

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Appena ho visto questa foto dell'Isola di Skye, Scozia (così era segnata) su Pinterest, ne sono rimasta catturata, incantata.
E quando l'ho repinnata, molti altri ne sono rimasti incantati, tempestandola di "mi piace" e repinnata in brevissimo tempo da quando l'ho caricata.



L'ho ricaricata su Facebook e, tra gli Ooohh!!!! Che meraviglia è arrivato chi fa riemergere il sospetto che fosse photoshoppata.
Vado a cercare ed era meglio che l'avessi fatto prima perché risultava come "La piscina delle fate" però poi guardando i commenti c'era infatti chi diceva Quegli alberi porpora sono stati photoshoppati e In realtà il posto da cui hanno modificato l'immagine è della Nuova Zelanda.
Sono andata a cercare meglio (aggiungendo Photoshop) e infatti viene svelato il trucco qui ed ecco il vero paesaggio e confronto
(dal sito)


Nello stato iniziale poi ho scritto che considero la Natura come la miglior artista che ci sia.
E adesso?


O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perché di tanto
Inganni i figli tuoi?

E' questo il mio pensiero?

Ma figuriamoci!!!


La Natura mi ha sorpreso così tante volte che questa è una bazzecola.
(Piccola nota: scusami Leopardi se ho preso impropriamente una citazione della tua poesia A Silvia, ma era perfetta!)
Guardate la ricchezza dei colori e contrasti che ci sono nel vero paesaggio.
Guardate la foto di una foglia che ho fotografato nella Pineta di Classe (vedi qui le altre)




O quest'albero che ho fotografato



Era venuta troppo scura quindi l'ho modificata per farla tornare al suo stato naturale e che cosa vedo? Un bellissimo viola. 

Inoltre in una brossure ho visto il mare della Croazia e sembrava che la barca stesse galleggiando nell'aria e non si tratta di Photoshop perché tanti mi hanno confermato quella meraviglia di fronte a un mare così limpido.
Semmai questo piccolo incidente è stato un ulteriore scossone di "Informati, informati, informati".
Anche se su Internet vengono pubblicati questi elementi falsi, altrettanto vengono pubblicate le verità.
Basta cercare, cercare, cercare e ovviamente lo sto dicendo anche a me stessa.

E continuo a dirlo: La Natura è la miglior artista che ci sia.


P.S.: Per vedere altre foto virali di Pinterest false basta cliccare qui
P.P.S.: Una cosa che poi non mi spiego è: Perché dalla Nuova Zelanda alla Scozia? Forse perché la Scozia e tutto il circondario sono famose per le storie di fate e quindi serviva un ulteriore tocco magico? Boh!

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