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Channel: Farfalle eterne
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Ali di farfalla

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Qualche anno fa fotografai questa farfalla sul mio balcone.





Come sarebbe bello avere le ali da farfalla.
C'è da tenere conto che queste ali non sono resistenti come quelle degli uccelli ed è grazie al colore (le squame delle ali) che volano.
Ed è proprio per questa caducità che le farfalle vengono usate nelle vanitas



Vanitas con farfalle di Enrico d'Assia


E forse è proprio per questo che le farfalle accompagnano Psiche oppure che lei stessa abbia le ali proprio come le fate.


di Jean-Baptiste Monge


Fata del giglio di Luis Ricardo Falero


di Warwick Goble


di Margaret Tarrant


di Arthur Rackham


Sogno di una notte di mezz'estate di Arthur Rackham, 1908


di Edmund Dulac


di Edmund Dulac


E non dimentichiamoci le Fairies di Brian Froud e Alan Lee






prima parte di un cortometraggio ispirato al libro


Psiche, fate, elementi strettamente collegamenti all'anima.


My soul is painted like the wings of butterflies
Fairytales of yesterday will grow, but never die.
I can fly, my friends.
The show must go on.

La mia anima è colorata come le ali delle farfalle.
Le fiabe del passato cresceranno, ma non muoiono.
Posso volare, amici miei.
Lo spettacolo deve continuare.





L'anima ha bisogno di volare libera e leggiadra proprio per questo.
E in quell'istante che tu la vedi passare, puoi affermare che stai guardando coi tuoi occhi la felicità.

Farfalla azzurra

Piccola, azzurra,
aleggia una farfalla,
il vento la agita,
un brivido di madreperla
scintilla, tremola, trapassa.
Così nello sfavillio di un momento,
così nel fugace alitare,
vidi la felicità farmi un cenno
scintillare, tremolare, trapassare.

di Hermann Hesse

Ma per far sì che questa farfalla si posi bisogna agire nella maniera giusta.

La felicità è come una farfalla: più la insegui, più lei ti sfugge, ma se poni attenzione ad altre cose, lei verrà e si poserà dolcemente sulla tua spalla.
Henry David Thoreau

La felicità è come una farfalla che, una volta perseguita, è sempre oltre la nostra stretta, ma, se ci si siede tranquillamente, potrebbe svolazzarti intorno.
Nathaniel Hawthorne

Solo che a volte la ricerca della felicità il più delle volte è impaziente e affrettata e allora sembra aver ragione questo haiku.

In questo mondo
frenesia anche nella vita
della farfalla

Kobayashi Issa


E si sa che con la fretta non è che si ottiene molto.

Comunque per lasciarvi, desidero che guardiate le scaglie delle farfalle.


Blue Morpho


Heliconius


Papilion machaon


Catoblepia berecynthia



Inachis io


Monarca (Danaus plexippus)


Papilio cresphontes


Ornitophera euphorion

Ed ora un po' più vicino








Non sono meravigliose?
Non sembrano scaglie dell'arcobaleno?


Cogliere l'essenza in un ritratto

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Quando si cerca di fare un ritratto, si cerca soprattutto di farlo il più somigliante possibile eppure c'è qualcosa di ancora più importante: cogliere l'essenza di quella persona.
Provate a pensarci.
Dopotutto il nostro viso è la nostra carta d'identità. Sin da quando siamo nati guardiamo i volti delle persone. In un viso si può leggere la sua storia personale.

Io faccio ritratti da quando andavo alle elementari. Ovviamente allora ero acerba col disegno ovviamente, ma già in quegli anni cercavo già di indagare in quei volti.
Quando magari guardo normalmente una persona, sono più rilassata e molte "informazioni" mi arrivano distrattamente, ma provate a guardarmi mentre vi faccio un ritratto e vedrete uno sguardo indagatore, preciso come se dovessi scoprire degli indizi.

Mi piace ritrarre, vedere le singole particolarità del volto di un viso ed è anche per questo che mi dispiace nel vedere visi gonfi perché rifatti.
A volte sono io stessa che chiedo per ritrarre (quando te lo chiedo io non mi devi niente, se invece me lo chiedi tu mi paghi. Io lavoro così) e a volte qualcuno si imbarazza, declina perché dice di non essere abbastanza bello. A me non interessa la bellezza intesa in quel senso (ho ritratto sia persone "belle" secondo il canone estetico che "brutte" sempre secondo quel canone), mi interessa proprio la particolarità, anche la virgola fuori posto.
Inoltre ritraendo persone, mi accorsi di quanto la bellezza di un viso dipenda dalle proporzioni: bastano pochi millimetri e il viso cambia.
E inoltre mi serve per ritrarre visi.
Non mi piace quando vengono realizzati tutti quei visi uguali un po' come fa Milo Manara che niente da dire sulla sua tecnica (e figuriamoci), ma le donne sono tutte ritratte nella stessa identica maniera anche se appartengono a nazionalità diverse.
Ho fatto lui come esempio perché è un nome riconoscibile, ma non è il solo.


Inoltre negli anni, mi accorsi che disegnando un viso, stavo tracciando una mappa del loro carattere, del suo vissuto.
Alcuni ritratti mi vengono benissimo anche la prima volta, altri invece mi tocca di farli e rifarli. Che cosa nascondono in quei visi?

Una volta ho provato a ritrarre una mia amica una delle prime volte che ci conoscevamo.
Non ce la feci, non riuscivo a catturare la luce del suo viso. Mi disse che anche Morandi (il pittore) le disse la stessa identica cosa.

Oggi ho incontrato Letizia, la youtuber che mi fece due video: uno per le mie opere e uno per il mondo di Aulonia. 
E' venuta a Ravenna e le ho fatto vedere la mia mostra. 
Come ringraziamento per i suoi due lavori, io le ho fatto un ritratto da una sua foto.
Vederla emozionata per il ritratto è stato gratificante.

Il viso è qualcosa di strettamente personale e a volte uno può far fatica a riconoscersi un po' come quando si sente per la prima volta la propria voce registrata.
Alcuni vedono nei ritratti che faccio addirittura i loro parenti (che io non conosco).


Ecco il ritratto che ho fatto:







Ed ecco lei con il quadro che preferisce.






Purtroppo qui la foto è venuta un po' mossa.

Dice che ho colto la sua essenza e per me non c'è ringraziamento migliore di questo.

Aulonia è ritornata!!!

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Da gennaio la storia di Aulonia si era fermata con una frase: Adesso è il mio turno.
Chi è che parlava?
Aulonia o un'altra sua forma?
Andate qui per scoprirlo.

E intanto vi lascio con il disegno che adesso è alla mia mostra personale.



Alla prossima.

L'usignolo ovvero il dono dell'arte

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L'arte può essere un dono?
Dono non nel senso di riceverlo, ma di darlo.
Quindi, riformulando, l'arte può essere donata?
Come artista mi sento in dovere di essere generosa, di donare la mia arte come se stessi donando un sorriso.
Il punto è che, chi riceve, si rende conto del dono?
Non che mi debba accogliere col tappeto rosso però a volte c'è una certa sufficienza da parte di chi riceve come se il tuo dono sia una cosa dovuta in fondo.

Eccoci giunti all'usignolo, uccello dal soave canto ed emblema di ciò che intendo dire.


tratto da Storia naturale degli uccelli dell'Europa centrale di Johann Friedrich Naumann, 1905

Ode all'Usignolo di John Keats

Il cuore si strugge e un'ottusità plumbea

Affligge i miei sensi, quasi, pieno di cicuta,

O d'un sonnifero pesante trangugiato

Pochi istanti fa, fossi affondato nel Lete:

E non certo per invidia della tua razza felice,

Ma troppo felice nella tua felicità -

Tu, arborea driade dalle lievi ali,

Che in una macchia melodiosa

Di faggi verdi e sparsa d'ombre innumeri
Canti l'estate con la felicità della gola spiegata.

Avere un sorso di vino! E ghiacciato

Da secoli nelle profondità della terra,

Saporoso di Flora e della campagne verde,

Dei balli. dei canti provenzali. d’allegria solare!

Oh, si, bere una coppa piena di caldo meridione,

Colma di rosso, vero Ippocrene,

Con rosari di bolle che s’affacciano all'orlo

E la bocca macchiata di porpora;

Si poter, bere e inosservato lasciare il mondo
Per svanire, infine, con te, nelle foreste oscure:

Sparire, lontano, dissolvermi, e dimenticare poi

Ciò che tu, tra le foglie, non hai mai conosciuto:

La stanchezza, la malattia, l'ansia

Degli uomini, qui, che si sentono soffrire,

Qui, dove il tremito scuote gli ultimi, scarsi capelli grigi,

Dove la gioventù impallidisce, si consuma e simile a un fantasma muore,

Dove il pensare stesso è riempirsi di dolore,

E la disperazione regna, dalle ciglia di piombo,

Dove la bellezza vede spenta la luce dei suoi occhi
E l'amore nuovo non riesce a piangerla oltre il domani.

Andarsene, andarsene. E arrivare da te,

Non portato da Bacco e dai suoi leopardi,

Ma sulle ali della poesia, invisibili,

Anche se la mente, lenta, ha perplessità e indugi:

E il, con te, subito la notte è tenera

Con la sua luna regina sul trono

E le fate stellate tutt’intorno:

Qui, invece, adesso, non ce n’è più di luce, niente,

Se non quella che dal cielo è soffiata
Giù dal vento, nel buio verde e tortuoso di muschio

I fiori che ho intorno, non il vedo,

E neppure l’incenso dolce che impende sui rami,

Ma nell’oscurità profumata intuisco ogni dolcezza

Con cui il mese propizio rende ricca

L’erba, il bosco e il selvaggio albero da frutta,

Il biancospino e l’arcadica eglantina,

Le viole, presto appassite, sepolte tra le foglie,

E la figlia più grande del maggio maturo:

La rosa in boccio, muschiata, piena di vino di rugiada,
Casa sussurrante d’insetti nelle sere estive.

Nel buio ascolto io che spesso

Ho quasi fatto l’amore con la facile morte,

L’ho chiamata coi versi più teneri della mia poesia,

L’ho pregata perché nell’aria via si portasse il mio respiro—

E mai come adesso m’è sembrato ricco il morire:

Spegnersi a mezzanotte, senza dolore,

Mentre tu butti fuori l’anima

In un’estasi stupenda!

Tu canteresti ancora: per le mie orecchie inutili
Per me, una semplice zolla davanti al tuo requiem altissimo.

Non sei mica nato per morire, tu, uccello immortale:

Generazioni di affamati non ti calpestano,

E la tua voce, che ascolta in questa notte fuggente,

Fu ascoltata già de re e da villani:

forse è lo stesso canto che il sentiero trovò

Del cuore di Ruth, quando malata di nostalgia

Pianse in mezzo ai campi stranieri;

Lo stesso, forse, che tante volte ha affascinato

Magiche finestre aperte sulle schiume
Di mari pericolosi in incantate terre deserte.

Deserte! Come una campana risuona questa parola

Che mi riporta alla mia solitudine.

Addio! L’immaginazione non può più illudermi,

Come si dice sia solito fare quest’elfo ingannevole.

Addio, addio. Il tuo canto doloroso svanisce

Oltre i prati vicini, oltre il fiume quieto,

Al di là del colle – ed è sepolto adesso

Tra i boschi della valle vicina.

E stato un sogno soltanto? o una visione?
La musica è svanita: - dormo? son sveglio?



John Keats mentre ascolta un usignolo a Hampstead Heath di Joseph Severn, 1845 ca.


Un esempio poi ancora più eclatante è dovuta alla fiaba L'usignolo dell'imperatore di Hans Christian Andersen.

L'imperatore della Cina ha un castello con molti tesori, rinomati da tutti i visitatori, ma del tesoro più prezioso non ne è a conoscenza ovvero di un usignolo.


di Margaret Tarrant, 1910

Infatti lo impara leggendo il resoconto di un suo visitatore.
Come mai è possibile che non ne sono a conoscenza, pensa l'imperatore.
Quindi interpella tutti gli uomini della sua corte per sapere di questo usignolo, ma nessuno gli sa rispondere.
Anzi, che cos'è un usignolo.
Solo una povera ragazza che lavora in cucina è a conoscenza dell'usignolo e porta subito i nobili uomini nel luogo dove si trova l'uccello.




di William Heath Robinson, 1913


di William Heath Robinson, 1913


di William Heath Robinson, 1913


Kay Nielsen, 1924


di Margaret Tarrant, 1910


di William Heath Robinson, 1913


di Edmund Dulac, 1911


di Edmund Dulac, 1911

E così l'usignolo viene portato a palazzo.
All'inizio tutti notano quanto l'uccello ha un aspetto davvero umile, forse un po' troppo. Davvero è lui il tesoro più prezioso?
Sarà il canto dell'usignolo a mostrare la natura di questa preziosità.


di Harry Clarke, 1916



di Harry Clarke, 1916



di Milo Winter, 1916 ca.

L'imperatore ne è conquistato tanto da commuoversi.

Chiede all'usignolo di restare e lui accetta.




di Margaret Tarrant, 1910

Passano giorni quando l'imperatore del Giappone fa recapitare un dono a quello della Cina ovvero un usignolo meccanico d'oro e riccamente addobbato con pietre preziose.



di Margaret Tarrant, 1910


di Henry Justice Ford, 1894

Tutti rimangono abbagliati da questa magnificenza e chiedono un duetto tra i due usignoli solo che quello meccanico surclassa quello vero e così il vero usignolo se ne va via.

L'imperatore ascolta con piacere l'usignolo meccanico. I giorni passano e questa "meraviglia" robotica rivela la sua debolezza: non ha inventiva, ripete sempre lo stesso motivo e si rompe.

Quante volte ci facciamo abbagliare da ciò che si mostra magnifico ai nostri occhi? Quante volte giudichiamo male un'arte solo perché non è piacevole alla vista?
Eppure così perdiamo di vista meraviglie incredibili.
Inoltre la sola bellezza non basta. Ci vuole espressione.


L'imperatore si ammala e tutti si allontanano.
Rimane solo e l'ombra della morte si avvicina sempre di più tanto che l'imperatore la vede sul suo letto.



di Vilhelm Pedersen


di Edmund Dulac, 1911

La paura è reale, ma ecco che arriva l'usignolo, quello autentico.
Il suo canto allontana la paura della morte.


di Harry Clarke, 1916


di Henry Justice Ford, 1894

L'imperatore è commosso e si rende conto della grave ingiustizia che gli ha fatto.
L'usignolo accetta le sue lacrime e se ne va via facendosi promettere di non gettare via l'usignolo meccanico dopo che l'ha servito così tanto e dirà all'imperatore che ogni tanto ritornerà da lui.

Tutti gli uomini di corte si immaginavano di trovare l'imperatore morto ed invece eccolo lì che dice loro: "Buongiorno."


Ecco delle trasposizioni della fiaba:








Questa fiaba è a lieto fine però ce n'è un'altra che invece è amara, il racconto di Oscar Wilde chiamato L'usignolo e la rosa.

Invece di raccontarla io, lascio che sia questo cortometraggio a raccontarvi questo racconto.



illustrazioni sul racconto:



di Charles Robinson


di Nika Golz




di Nika Golz


Il Poeta non si rende conto del sacrificio effettuato, è inconsapevole di quale dono ci sia in quella rosa.
Al rifiuto dell'"amata" getta il dono come se non avesse valore.

A volte non ci rendiamo conto del dono che ci stanno facendo, della sua natura, anche perché magari è fuori dal suo contesto.
Eppure un dono rimane un dono.



Un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti.
Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro.
Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava.
Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia.
Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare.
Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni.
Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista.
Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini.
Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.
Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento.
Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento.
Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo.
Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari.
Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari.

Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione della metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?".

(lo scritto viene da una pagina Facebook)

A volte poi cosa succede? Che proprio con questo dovere del donare, l'arte diventa meccanica perché la gente ne richiede sempre di più e ancora di più.








Eppure anche noi siamo esseri umani e come esseri umani, abbiamo anche noi le nostre limitazioni.


I doni non hanno prezzo, per questo sono ancora più preziosi e tra questi doni ci sono l'arte e, ovviamente, la vita.



P.S.: Ovviamente con la storia del donare, non sto dicendo di lavorare gratuitamente. Il mio discorso riguarda l'essere umili.


P.P.S.: A proposito del dono dell'arte c'è questo cortometraggio -drammatico- da vedere che riguarda una balena con tre ugole.








Josephine Wall e il richiamo alla Natura

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C'è un'artista che è diventata famosa nel mondo fantasy e la sua arte viene detta pagana poiché nelle sue opere il richiamo alla natura è forte, lo stesso che lei ha sentito sin da piccola.
Quest'artista si chiama Josephine Wall, una pittrice nata nel 1947 nata a Farnham nel Surrey in Inghilterra.



Respiro di Gaia




Dea della Luna


Pesci


Orizzonti


Traghetto verso il Regno delle Fate



Discesa dei raggi della luna


Figlia dell'Oscurità


Figlio della Natura





Gossamer Magic
(non so bene come tradurlo)


Uccello blu





Lo Spirito del Volo


Sogno di Psiche


Sogno di Atlantide


Mai più


Oceano di Sogni



La ricerca di Andromeda


Regina della Notte


Ondina


La Driade e lo Spirito dell'Albero


Bacio cosmico


La chiamata del mare



Nautilus


Catturando desideri


La Dama del Lago


Su, su e via


Figlio dell'Universo 


La fata della foresta


La Danza di tutte le Stagioni 




E ora gustatevi i quadri con la musica tratta da La finestra di fronte.




Ecco cosa ho commentato io a questo video tre anni fa:
Questa musica mi porta sempre dentro un piacere, un turbinio vorticoso. E' come se le note delineano un cerchio e io seguo questo cerchio facendomi entrare in orbita.E' come essere in una culla, in delle onde che mi avvolgono.Poi queste immagini così vive mi fanno sentire "piena".


Forse un po' troppo piena.
Se dovessi trovare un difetto, alcune immagini sono sature. Ci sono troppe cose.
L'occhio ha bisogno anche di respiro, di spazio anche perché poi l'immagine non diventa dettagliata solo più confuse.
Ci vuole un giusto bilanciamento.


Comunque il fascino è innegabile e i colori sono così vivi (alcuni poi sembrano fleshati).
La natura è rigogliosa e fertile, la dualità maschile/femminile armonica.
E guardate come i bambini sorridano felici
C'è una totale serenità e nello stesso tempo un tremolio come una danza, quella della vita, una danza in continuo movimento.

E poi lei stessa sembra una creatura fatata a vederla così




Vai qui per andare nel suo sito personale

Un nuovo inizio per Aulonia?

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L'abbiamo lasciata toccare l'universo e scoprire che dentro di sé custodiva una perla speciale (vedi qui) e ora cosa succederà alla nostra piccola Aulonia.
Che cosa riguarda questo nuovo inizio? Dove la porterà?

Per rispondere a queste domande cliccate qui



se volete vedere il disegno per intero eccolo qua.

L'istinto di volare

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Poco fa sono uscita un attimo, sto per tornare a casa e vedo per terra un piccolo batuffolo bianco. Credevo fosse un pupazzetto bianco quando avvicinandomi lo vedo meglio: è un uccellino.
Subito si fece vivo l'istinto di raccoglierlo e fu quasi un'impresa.
Lo portai a casa e lo feci vedere al mio gatto.
Niente paura, questa storia non diventa una tragedia. Infatti sapevo che Chicco non gli avrebbe fatto niente: era lì che si strusciava la testa contro la mia mano che lo accudiva.
A volte poi è capitato che mi sfuggisse di mano e allora sì che tenevo fermo Chicco. Sarà un gatto domestico, ma rimane un gatto. Comunque non si è mai dato alla cattura.
Più che altro era curioso.
L'ho fatto vedere anche alla Pepe e aveva paura, lei. Di che cazzo hai paura se è più piccolo di te? Vabbé che sei una coniglietta nana, ma non dar luogo a inutili associazioni (coniglio=fifone).
Comunque poi l'ho riportato giù per farlo volare.
L'ho tenuto sulla mano e poi gli ho dato una leggera spinta in alto.
La prima volta dopo un po' è ricaduto.
Riproviamo.
La seconda volta ce l'ha fatta. E' riuscito a salire su un ramo.


Sono stata lì a guardarlo, ad accompagnarlo con gli occhi mentre lui saliva ramo per ramo e intanto mi chiedevo: ce la farà?
Dopo un po' si è fermato e lo sentivo pigolare mentre in alto gli uccelli facevano sentire il loro melodioso canto. 
Il suo sembrava quasi cercare l'attenzione, dire "Io sono qua."
Dopo un po' che lo vedevo fermo in quel ramo, me ne sono andata sperando che ce la facesse.
Non sono io a doverlo accudire, non spetta a me.



Le foto che gli ho fatto:






Da bambina invidiavo gli uccelli per la loro capacità di volare.
Li invidiavo per le loro ali.
L'istinto di volare è innato in loro.


video che ho proposto precedentemente qui

Certo è rischioso, ma non si può combattere l'istinto. 
Sarebbe come combattere la vita.



Quali sono le nostre ali?


Io ho trovato nell'arte il mio volo, il mio istinto innato, la mia libertà.
Ho trovato nella natura il mio cielo poiché è sempre lei ad ispirarmi.

Chissà dove mi porteranno queste ali. Io non lo so.


Le vostre ali quali sono?


P.S.: Ecco qui un altro post sul volo


Alcune persone sono gay. Fattene una ragione

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E' con questa provocatoria frase che parte oggi la manifestazione nazionale contro l'omofobia e la transfobia che è partita proprio da Ravenna prendendo lo slogan da quello della manifestazione inglese della Stonewall


Nella versione inglese c'è solo la parola gay, ma l'associazione ha voluto stampare anche con le parole "lesbica", "transessuale" traducendo la frase anche nelle altre lingue e persino in dialetto.


Provocatoria perché vuole lanciare un segnale: le persone omosessuali esistono, ci sono. Negarlo è inutile, sarebbe come ammettere di avere dei prosciutti negli occhi.
Purtroppo si ha ancora un'idea stereotipata di una persona omosessuale. Si pensa subito che sia una checca, che agiti la sua borsetta e vario parlando.
Ora, magari ci sono persone così e non sto a discutere, ma non si pensa che ci sono persone vicine a noi, che lavorano accanto a noi e magari se ti dicono: "Sai, io sono gay." questi potrebbero dirgli: "Davvero? Non lo sembri affatto."

Perché, come deve sembrare una persona omosessuale?
Deve essere riconoscibile, portare ancora il segno distintivo come si usava al tempo di Hitler?
Questo sì che vuol dire ghettizzare.


Per questo ho partecipato anch'io nonostante non lo sia.


Io non potrei pensare ad un mondo dove io abbia dei diritti e alcuni miei amici no perché è questo quello che sono: amici. Non sono persone estranee, al di fuori della nostra quotidianità. Fanno parte della nostra vita.
Non c'è niente di cui aver paura.


Che poi a me non interessa sposarmi però bisogna dare a tutti la possibilità di scegliere.


Ecco il video su questo corteo:




io sono quella con la maglia verde e la bicicletta


Io spero che negli anni a venire non ci sia bisogno di queste giornate, diventate inutili poiché tutto è già stato fatto.
Spero che le persone non vengano giudicate in base alla sessualità che è solo una parte dell'individuo, non la sua totalità.
E inoltre la diversità esiste anche tra le persone eterosessuali.
La diversità esiste, c'è, è evidente e va rispettata e, soprattutto, va accettata.
Non bisogna aver paura della diversità.

In occasione di questa giornata è stato realizzato questo sito.


P.S.: Tra gli stereotipi che vanno contro ce n'è uno che sembra positivo, ma che rimane comunque uno stereotipo ovvero che i gay siano persone sensibili.
Che cazzata! Ho conosciuto delle persone omosessuali che conoscendole meglio le ho poi evitate, ma non per la loro omosessualità (figuriamoci) bensì perché non erano delle persone con le quali stare in compagnia.

P.P.S.: Durante il corteo abbiamo incontrato due signore inglesi di mezz'età direi sposate!!!
Le abbiamo accolte con grida di incitazione e applausi.



Il grande Gatsby

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Caro Leonardo DiCaprio,
non mi puoi fare questi scherzi. Non mi puoi far palpitare il cuore come se fossi ancora una quattordicenne alle prese con il Titanic.
No, ormai ho 30 anni. Non sono più un'adolescente e tu fra un anno ne compi 40!!!
E guardando questo tuo film, Il grande Gatsby, si può notare come tu, Romeo, sia cresciuto.
Hai perso un po' di quella bellezza efebica che ti contraddistingueva per acquisirne in fascino.
Hai quasi subito una metamorfosi scioccante nell'aspetto e sei continuato per la tua strada.
Comunque non mi puoi fare quei sorrisi ammiccanti e neanche mostrarti così imbarazzato nella scena del tuo primo incontro con Daisy dopo cinque anni. 
Mi fai suscitare tenerezza e io dopo come faccio a uscire dal cinema?
Insomma, mi fai venire voglia di rivedere il film, di rivedere ogni fotogramma in cui tu compari, di scandagliare ogni tua espressione.


Un brindisi?

E così giovedì sono andata a vedere il film.
La sala era strapiena e ci credo: questo film era attesissimo.
A volte le attese possono creare delusioni enormi che bruciano anche dopo anni (vedi il catastrofico Alice burtoniano: sulla carta la combinazione perfetta, nella realtà un'operazione commercializzata)
Inoltre lo stile di un regista può essere un rischio nell'approcciarsi un film vedi il regista australiano Buz Lurhmann.
Il suo sguardo registico si può definire chiassoso, strabordante e assolutamente anacronistico.
Ora di suo ho visto, oltre a questo film, Romeo+Giulietta e Moulin Rouge. I film esclusi sono Ballroom e Australia.
Vedendo questi film si può vedere come al regista non interessi un approccio realistico. Lui punta a rivisitare il materiale d'epoca cercando di proporne le sensazioni.
Per esempio, nel Moulin Rouge diceva che quando noi tutti pensiamo al can can ci viene in mente la musica



ridotta a un taaa-tatatata-tatata (credo di non averlo scritto bene comunque è il ritornello che trovate al minuto 0:40) e poi quel movimento ritmico della gonna e delle gambe.
Ma all'epoca tutto ciò era sconvolgente e la stessa cosa vale anche per Il grande Gatsby.
Non dimentichiamo che ogni decennio ha avuto la sua modernità, la sua rincorsa al progresso e gli ultimi anni del 1800 e i primi del 1900 sono stati sconvolgenti: l'uomo pensava davvero di poter governare sul mondo.
Le scoperte scientifiche, le industrie produssero tanta fortuna e insieme tanta miseria.
Comunque questa storia è quella di un uomo che ha osato immaginare in grande e per questo ci voleva un regista che osasse immaginare in grande, prendendosi dei rischi come quello di inserire della musica hip-hop.
A dir la verità non ho percepito la minima discordanza perché New York era grandiosa, immensa.


La storia del Sogno Americano, dell'osare e tutto per una donna.
Cosa c'è di più grande di questo?
In un mondo corrotto, marcio e ipocrita lei rappresenta il sogno, la speranza, quella che Jay Gatsby conservava e che il narratore Nick Carraway percepiva così chiaramente.
Eppure quanto coraggio ci vuole per lasciare tutto?
All'inizio, Daisy diceva che per sua figlia sperava che diventasse stupida, un'oca giuliva. Lo diceva con uno sguardo rassegnato come se il tempo dei sogni, di osare fosse finito.
Mi sono venuti subito in mente questi anni dove la stupidità, a volte inconsapevole, dilaga.
Sembra tutto più facile come dire ogni volta "Non mi fa male." che ricevi una botta. A furia di dirlo, ti convinci anche e alla fine rimani anestetizzato a tutto.





In pratica cosa posso dire del film?
Beh, non è solo tecnica, solo effetti speciali.
I costumi poi sono eccezionali senza ombra di dubbio come il trucco.
E poi c'è DiCaprio... Se li mangia tutti. Gli altri attori sembra che abbiano una sola espressione per contraddistinguerli. Tobey Maguire/Nick Carraway lo vedi con questa faccetta un po' da bambino stupito, Carey Mulligan/Daisy Buchanan ha l'aria un po' svanita quasi da fuori dal mondo e Joel Edgerton/Tom Buchanan l'aria da duro.
Magari sono anche le caratterizzazioni che lo stesso scrittore Fitzgerrald ha voluto per i suoi personaggi. Non so non avendo letto il libro.
E poi c'è Leonardo DiCaprio/Jay Gatsby. Lo vedi sornione, carismatico, imbarazzato, arrabbiato, protettivo... Insomma, non puoi non innamorarti di lui.
Ho percepito proprio la volontà del regista di tuffarsi in questi anni.
Questo film ha suscitato pareri discordanti ed è anche giusto che sia così poiché un film che accetta di rischiare viene spesso visto bene o male. Ogni parere può trovare la sua fondatezza così come è successo con Romeo+Giulietta e a Moulin Rouge che alcuni critici li hanno visti male proprio per le parole così auliche del primo in un'età moderna e l'aver utilizzato un blob di canzoni nel secondo per non parlare della storia d'amore frettolosa.
Eppure questi due film hanno lanciato qualcosa: il primo sicuramente la trasposizione in chiave moderna dei classici scespiriani e il secondo ha annunciato prima di Chicago l'avvento dei musicals.
Poi se siano stati creati buoni film o no è un altro conto così come il considerare che anche Twilight ha lanciato un trend.

Comunque qui c'è la voglia di raccontare una storia e alla fine è questa la cosa più importante.
Si ritorna alla lettura di una fiaba e chi te la legge, te la interpreta anche cercando di catturare l'attenzione e alla fine tu rimani a bocca aperta.


E ora due canzoni tratte dal film di due donne che non possono essere più diverse: l'eterea Florence Welch con Over the Love e l'ammaliante Lana Del Rey con Young and Beautiful.






Eppure l'una non può avere in sé un po' dell'altra?



Qui per il mio post omaggio a Leonardo DiCaprio



Topolino 3000 e la memoria

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marzo 1994. Esce il numero 2000.



All'epoca ero alle elementari, ultimo anno.
Per noi tutti era un evento.
All'ora di ricreazione tutti lo sfoggiavamo felici di avere il 2000 tra le mani come se avessimo in mano il futuro.
Che cosa ne potevano sapere tutti quegli adulti? Noi eravamo già nel 2000, 6 anni prima.


Credo che un po' tutti abbiano conosciuto da bambini il settimanale Topolino. Era un mondo nel quale tuffarsi per leggere di avventura, di storia e non dimentichiamo poi le parodie che molte volte erano degli omaggi (mi ricordo la versione topolinesca del film La strada).
Poi c'è chi ha continuato e chi, molti, hanno abbandonato comunque in tanti hanno conosciuto questo mondo (tanto che quando uno ha ammesso candidamente di non conoscere niente di Topolino, noi l'abbiamo guardato come per dire: "Ma in che mondo vivi?")


maggio 2013. Esce il numero 3000


Quale occasione per festeggiare se non comprarlo?

Lo apri e non ci sono tutti gli omaggi dei disegnatori al numero come quello del 2000, no è molto meglio: ci sono i personaggi anche quelli meno conosciuti come Brigitta, Orazio, Clarabella, Paperetta Yé-Yé e altri ancora. Anche il solo vederli in una sola immagine ti commuove. Almeno a me è successo.
Ci sono le storie.
Insomma l'ho trovato molto meno autocelebrativo del numero 2000 mantenendo assieme il contatto con la realtà e la memoria di chi con Topolino ha passato la sua infanzia.
Per farla in breve, se ancora lo trovate anche se sarà difficile, prendetelo assolutamente. 
Ne varrà assolutamente la pena.

E poi diciamolo, che copertina vi piace? Dipende se vi piace Topolino. A me non tanto. C'è da dire che poi il primo Topolino (inteso come personaggio) era completamente diverso.



cioè a 6:38 estrae la pistola.
E quando ero bambina non mi ha per niente scandalizzata. Più che altro mi aveva divertito e ovviamente non stavo a pensare che nella vita vera in una situazione simile avrei tirato fuori una pistola.
Piccola nota: ho messo il video in inglese perché è così che l'ho conosciuto io e non stavo a pensare: "Ma che lingua è? Cos'è che ha detto?" anche perché le parti parlate non erano tantissime e poi ero coinvolta e inoltre si capiva benissimo dai loro gesti.
E poi il doppiaggio inglese lo trovo impagabile. Forse qualcuno dirà che è è quello che ho sentito da bambina, e anche questo è vero, però devo dire che è più coinvolgente di quello italiano, più profondo.

E visto che stiamo parlando di memoria, ecco a voi un classico intramontabile.




P.S.: La musica che suonano nel primo cortometraggio è Leichte Kavallerie (Cavalleria leggera) di Franz von Suppè

P.P.S.: Nel 1994 è successa poi una cosa più unica che rara: uscì il numero 1994 a febbraio. Questa coincidenza non accadrà più


In onore degli ultimi, Andrea Gallo

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Tante categorie sembrano inquadrare gli esseri umani e guai a sfondarle eppure se lo fai, vedrai la bellezza dell'essere umano nella sua interezza, nella sua forza e fragilità.
Anche la religione è una categoria e per "forza" devi essere uno stereotipo se no la gente non sa cosa pensare di te, non sa come agire con te. 
Non si ferma ad ascoltare quella persona, prende degli indizi per costruire degli identikit, ma il tutto è più della somma delle parti.
Don Gallo rappresentava chi sfondava una categoria, era un sacerdote e allo stesso tempo non lo era. Non riempiva quello stereotipo.
Per la gente che non sa ascoltare, sarà un eretico. Per gli altri, un grande.
Anche per me, che non sono cattolica.
Quindi addio Andrea Gallo così semplicemente senza un appellativo perché di fronte alla morte, nell'istante in cui appare siamo uguali così come siamo nati e gli appellativi non servono più.

R.I.P. Andrea Gallo






Disegnare come un bambino

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A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino.



Così diceva Picasso e  credo che anche Paul Klee fosse d'accordo.



Fantasma di un genio, 1922


L'inizio di un sorriso, 1921


La maschera della paura, 1932



Pesce magico, 1925


Quindi cosa vuol dire?
Mannaggia al voler disegnare, al voler imparare di disegnare "come un adulto" imparando regole come la prospettiva se poi bisogna abbandonarle?
Per quanto mi riguarda, non credo.
Trovo che invece siano utili questi insegnamenti.

Se vuoi rompere una regola, devi prima conoscerla.

Spesso, quando si parla di Picasso, vengono in mente quei suoi dipinti dove la figura è spezzata eppure lui non ha cominciato così. E' passato prima da un classicismo per poi arrivare alle sue figure così "sgraziate".
Un conto è disegnare senza sapere, un altro è invece disegnare con

Disegnare non vuol dire solo divertimento, vuol dire anche creare un mondo.

Il bello del disegno è che si può creare un mondo senza badare alle leggi della fisica però prima bisogna sapere quali sono queste leggi e parlo anche della prospettiva.
Soprattutto nella pittura sento questa maggiore libertà dovuta al colore. 

Ho sentito parlare diverse volte di arte medianica (ovvero di persone che dipingono sotto trance ricreando il dipinto di un pittore famoso).
Ora non sto qui a discutere la veridicità.
Piuttosto mi preme dire che trovo che l'arte sia medianica già di per sé e senza stare a scomodare i fantasmi dei grandi artisti del passato.

Alcune volte capita che mentre si dipinge, si disegna o altro ancora, il tempo si dilata senza quasi accorgersene, la mano o comunque il tuo strumento sembra aver vita propria.
Quando il tempo acquista la sua normale dimensione, solo allora ti accorgi di quello che hai fatto.

Ecco il mio disegno "da bambina"



Si vede che è una sirena vero?
Secondo voi cosa fa questa sirena?


particolare


In realtà non c'era una volontà precisa di fare una sirena.
Solo quando ho iniziato a fare le squame in quel poligono deforme, mi sono resa conto che potrebbe essere la coda di una sirena.
E così via coi capelli e con la coda.

Come vi sembra il disegno? E se non vi sembra una sirena che cosa invece vi sembra?
Non abbiate paura di dire cose assurde e senza senso.


P.S.: Non so se era intenzione di Picasso, ma credo, come leggo io la sua frase, che nel suo voler dipingere come un bambino, volesse dire anche riavere lo sguardo di un bambino.
Vi ricordate di come pensavate da bambini?
Sto parlando poi di un'età pre-scolare quindi prima ancora delle elementari.
Come vedevate il mondo?

Forse vi può essere utile andare a questo post del blog Le figure dei libri, un must per chi piace il disegno.
Leggetelo attentamente e sarete conquistati da questo racconto.

Inoltre sempre parlando di bambini e disegno, credo sia degno di nota segnalare il lavoro di Ericailcane con Potente di fuoco dove ha ridisegnato i suoi disegni di quando era il piccolo Leonardo.




Io li ho visti dal vero e sono assolutamente meravigliosi nel senso letterale del termine.


P.P.S.: Di disegni miei di quando ero bambina non riesco a trovarli (sob sob) e dire che, come adesso, disegnavo tanto, tutti i santi benedetti giorni.
Uno si è salvato miracolosamente e appena lo trovo lo inserisco subito o faccio un altro post.


Io e la vespa

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Se qualcuno pensa che le donne scappano appena vedono un qualche insetto, beh... non ha conosciuto me. Io non scappo neanche se vedo una cimice. Mentre tutte le altre urlano (e io penso "Cos'avrete mai ad urlare?"), io prendo un foglio o foglia, gliela metto davanti così sale e poi la metto fuori. Tutto qui e non mi succede niente.
Così oggi è capitato che vado in cucina e vedo Chicco, il gatto, perplesso di fronte alla sua vaschetta del cibo. La stanza è buia e così non noto molto, ma vedo che Chicco si aggira e allunga una zampa.
Così mi avvicino e vedo una vespa.
Le porgo un dito e via a fare le foto e per chi mi segue, ormai è una cosa automatica quando faccio questi piccoli incontri.
Quindi ecco le foto.
Messe assieme sembra una danza













per un effetto ottico si potrebbe anche vedere una persona nel lato qua a destra


E ovviamente poi l'ho lasciata libera.
L'ho portata giù e appoggiata su una rosa.





Infine ho ancora messo davanti il dito, lei ci è salito e poi via volando.





Ecco qui il mio incontro precedente con la vespa (trovate le foto alla fine)
Qui, qui e qui altre foto di altri miei incontri

R.I.P. Franca Rame

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Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega. Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo. Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie. E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna! Per cui sono Strega. Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale… sono io! Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita. Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente. Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici. Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.






E intanto al tg2 c'è stato un vergognoso servizio sulla sua morte:



Quindi lei avrebbe approfittato della sua bellezza fisica per imporre attenzione finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata?!
Non dico niente, ma la mia rabbia è tanta


Altri servizi:






Il ricordo di una donna nata per il teatro:




Addio, Franca Rame, una delle ultime grandi signore del teatro italiano.
con affetto da un'altra Strega


In un liceo è stato scritto una cosa orribile, che lei ha goduto nell'essere stuprata. Qui l'intervento di suo figlio Jacopo

L'indifferenza della gente comune verso l'arte

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Domani finisce la mia mostra "L'eterno femminile" e diversi sentimenti si fanno vivi in me, dall'orgoglio e la gioia di aver portato un progetto che cullavo da tempo, alla rabbia nel vedere tanti miei concittadini che andavano di fretta senza guardare, senza dare una sbirciatina, senza stare lì e magari quelli che si fermavano se ne stavano protetti dalla vetrata perché tanto "si vede bene anche da così.". Non ho mica scritto all'ingresso "Lasciate ogni speranza, o voi ch'entrate."
Vabbé queste sono cose di cui mi sono lamentata anche nei giorni scorsi (piccola nota: sto parlando ovviamente di ciò che ho scritto su Facebook dove ho riportato tutto questo), comunque oggi è successa una cosa che mi ha fatto salire la rabbia fino alle stelle.
Oggi viene Paolo, un signore che conosco di vista e che mi ha visto interpretare una mia poesia. Era rimasto colpito. Lo vedo l'altro ieri e gli dico della mia mostra quindi oggi è venuto.
Parliamo un po', gli dico che molti poeti non dovrebbero neanche leggere le proprie poesie perché non sanno come fare, non sanno come interpretarle e gli ho detto la prima parte di "A Silvia" a memoria.
Dal parlare della poesia al parlare di teatro il passo è breve e quindi gli ho raccontato della mia prima esperienza teatrale quando ho fatto impallidire tutti perché, spinta dall'emozione del momento, avevo preso la scala (cosa che dovevo fare) e la sbattevo con forza per terra ad ogni "merda" che dicevo.
Visto che parlare di esperienza teatrale mi sembra un po' strano (il teatro lo si fa) gli ho fatto proprio lì davanti due mie performances attoriali: una tratta da un testo di Moresco dove interpretavo (non cantando) la Callas e un'altra dove cantavo la canzone di Ursula (e l'ho fatta interamente anche il dialogo con Ariel).
Chi mi ha visto lo sa: quando recito, anche se non sono sul palco, do' una carica mostruosa (tanto che un attore mi disse che sembravo una valchiria) e so dosare i registri.
Pensate che qualcuno si sia fermato? Per niente tanto che a quel signore, al quale ho fatto anche paura, è sembrato strano pure lui. La gente passava, magari voltava la testa verso di me, ma nessuno si prese la briga di ascoltarmi.
Mi sarebbe anche piaciuto che qualcuno mi dicesse: "Ma sei scema?" oppure "Ma sei matta?": almeno è rimasto lì ad ascoltarmi.
Il mio pensiero va subito a Ravenna che si candida per diventare capitale.
Io ci spero con tutto il cuore, sono stata anche per un po' di tempo volontaria, solo che così, con l'indifferenza della gente, come la vogliamo mettere?
A volte quando vado a vedere dei spettacoli teatrali o anche a delle inaugurazioni con un mio amico, questo subito mi dice: "Ma conosci proprio tutti."
Per forza. Siamo sempre tra di noi.
Se per caso viene qualcuno che è estraneo al mondo dell'arte è perché magari l'abbiamo invitato noi.
Ma raramente capita che qualcuno si incuriosisca e venga a vedere e non basta andare al Mar o al teatro Alighieri per sentirsi apposto con l'arte.
L'arte è intorno, è nei muri con quei disegni che li guardi e ti chiedi come diavolo ha fatto, è in quell'artista di strada che magari non ha una voce orecchiabile però senti che c'è della verità, è in quella piccola galleria e non importa che tu sappia a memoria la storia dell'arte, tranquillo non te la chiederò.
A volte mi verrebbe da prenderli questi miei concittadini con la forza, ma così cosa faccio? Alimenterei solo la loro indifferenza.
E poi di cosa avete così tanta fretta? Io non vi chiedo soldi, non vi chiedo niente solo un po' del vostro tempo e un po' di attenzione.
Anche perché non è che mi sta bene quando sento dei miei concittadini che si lamentano che a Ravenna non c'è niente: non è vero assolutamente!
A volte può capitare di avere l'imbarazzo della scelta.
E non si tratta solo dell'arte, ma anche della vita in generale.
Se non lo fate neanche con la vita, quante cose perdereste e il peggio è che non ve ne rendiate neanche conto.
Tutte le giornate sembrano uguali, monotone, senza un piccolo guizzo di colore e il vostro panorama è lo stesso  dei cavalli coi paraocchi.
Complimenti, che bella vita.
Che vita trascorsa nel pieno della sua bellezza.
Complimenti davvero.

Se siete d'accordo con quello che dico, vi prego tantissimo di condividerlo.


P.S.: Sono grata a chi ha dedicato un po' del suo tempo a vedere le mie opere anche se sono pochi.
P.P.S.: Naturalmente parlo di Ravenna, ma non credo che sia l'unica città italiana con questo problema.


Ecco le due performances:






Importante:

Non è che delusa, rinuncerò all'arte. Figuriamoci. Io continuo imperterrita per la mia strada anche perché non riesco a pensare a me stessa senza la pittura, il teatro e tant'altro. Non è voglia di protagonismo: figuriamoci. E' solo che nell'arte io ho trovato le mie ali e se si hanno delle ali, bisogna fare una sola cosa: volare.

La video-intervista sulla mia mostra "L'eterno femminile"

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Il video di ravennawebtv sulla mia mostra conclusasi oggi. Quanto ho atteso questo video e alla fine, guardandolo, mi sono rasserenata (se avete letto ciò che ho scritto nei giorni scorsi capirete il perché). Se anche una sola persona ha compreso il messaggio della mia mostra sono felice e leggendo i commenti, molte donne l'hanno compreso. Spero anche qualche ometto ;)


I pastelli incantati di Marco Mazzoni

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Di solito quando si parla dei pastelli, vengono in mente appunto i colori pastello ovvero colori non intensi, leziosi, quasi da sfiorare il "carino". 
Allora i casi sono due: o Marco Mazzoni, nato nel 1982 a Tortona (Al), è un'eccezione oppure non conosciamo affatto le potenzialità dei colori pastello. Guardate questi suoi disegni e ditemi se sono leziosi.


Un differente tipo di dolore, 2011





Euphoria, 2012



Sei secondi, 2012


Apnea, 2012


Seguire il sole, 2013


Il mio Passato Porpora, 2012


Ophelia, 2012


Nubicuculia II, 2012
(Nubicuculia è la città costruita dagli uccelli nel testo teatrale di Aristofane Gli Uccelli)


Arcobaleno nero, 2013



Bianco rumore, 2013


Glossolalia (= parlare altre lingue insensate), 2013


Medusa, 2012


Anche laddove il pastello è un rosa tenue, non lascia mai spazio a un senso di leziosità ed è incredibile come il bianco e il nero qui siano colori assoluti, accecanti e penetranti.
Inoltre questo viso, chiaramente di donna, invaso da questi elementi naturali. Oppure non è invaso, ma solamente composto?
L'assenza degli occhi poi colpisce ed è strano come si possa intuire l'espressione.
Mi immagino questa creatura con uno sguardo sognante, quasi sospeso, uno di quelli che guardano lontano, verso l'infinito.
Oppure gli occhi possono essere rivolti verso se stessi e allora sembra di sprofondare negli abissi.




Guardando la sua opera completa, si può vedere come lo sguardo verso la natura comprenda anche le piccole creature e lui, con uno sguardo quasi da scienziato, le ritrae in un modo come se la natura avesse dato loro altre forme.
Ricreare la natura, reinventarle in un ibrido tra mondo animale e quello vegetale, come se queste creature appartenessero a un nuovo bestiario.


La Madre, 2012


L'ascoltatore



Il perdente, 2013


La volpe barbata, 2013


Il Moralista, 2012


 Lo scoiattolo chimico, 2012


Lo speranzoso, 2012


E poi ci sono quei disegni che mi sembrano delle vanitas, i memento mori, i "ricordati che devi morire", un argomento che vide nel  Seicento la sua massima fama.
Servono a ricordare la caducità della vita e assomigliano tanto a nature morte solo che gli oggetti ripresi sono come fiori (anche appassiti), bolle di sapone, farfalle ovvero elementi effimeri accanto a teschi umani.
Eppure, sempre tenendo conto del fattore ibrido, qui c'è una forza incredibile: gli oggetti non sono "appoggiati", vivono ancora ricordando che la morte è semplicemente una trasformazione della vita.


Dévore, 2012



Dèvore II, 2012



AnimanerA, 2013


My My Hey Hey, 2013



Onirici, inquietanti, mistici, assolutamente incantevoli.




un'altra sua intervista qui

Le immagini riportate le ho prese da qui dove ce ne sono tantissime altre, tutte da vedere. Ovviamente il copyright delle immagini va all'autore


Peter Pan in canzoni

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Siamo nel 1992. Ho 9 anni.
C'è da fare la spesa: bisogna comprare tutto l'armamentario per il nuovo anno di scuola elementare.
Si va alla Standa e alla fine mi dicono che dopo tutto quello che ho preso posso prendere un cd. Li guardo e decido per  Capitan Uncino di Edoardo Bennato, la raccolta di canzoni.



Devo dire che, a distanza di anni, sono orgogliosa di questo mio primo acquisto e che conservo tuttora.
Inoltre Bennato è un gran cantore contemporaneo di fiabe al contrario di come sono state scritte (vedi le canzoni dedicate a Pinocchio). E poi è un cantante rock vero (altro che Vasco Rossi).
Il cd che ho preso è una raccolta quindi ci sono diversi pezzi provenienti da altri suoi album, ma ce ne sono due che mi sono rimasti.

La prima canzone è totalmente folle, la seconda è più una ballata.







E riguardano Peter Pan.
Peter Pan ormai è un personaggio conosciutissimo che appartiene ai bambini da 0 anni e oltre, fino a 100 anche più.
C'è quasi un'invidia nei suoi confronti: restare per sempre bambino.
Eppure Peter Pan non è una storia lieta, ma è fatta di solitudine.
E' una storia tragica.


di Scott Gustafson

Questo vuol essere uno dei primi post che dedicherò a questo personaggio e al suo mondo.
Esplorarlo è un po' come esplorare l'infanzia stessa.

Intanto leggetevi questo post di Marcella Andreini.


P.S.: Il cd che ho preso è una raccolta di diversi album perciò non c'erano altri canzoni come











Credo di non aver dimenticato niente.

Un'altra canzone dedicata a Peter Pan è quella di Enrico Ruggeri



Aggiornamento 6 giugno 2013:
Mi ero dimenticata la canzone di Patty Pravo I giardini di Kensington, cover di Walk on the wild side di Lou Reed. Eccola qua





secondo post: Peter (il) Pan


Peter (il) Pan

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Primo post: Peter Pan in canzoni

Nelle fiabe, il nome del(la) protagonista è fondamentale, non è mai scelto a caso.
Determina la sua caratteristica principale, quella che la contraddistingue.
Biancaneve, Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Raperonzolo ecc...
Molti nomi sono i loro propri. In altri casi invece dei nomignoli come Cappuccetto Rosso e Cenerentola.
A volte può capitare che il nome sia di tipo comune come con le fiabe russe dove comparirà molte volte Vassilissa.
Per questo Pan non è stato scelto dall'autore James Matthew Barrie perché suonava bene con Peter.
No, voleva indicare che in lui, in questo bambino che non vuol crescere c'è qualcosa del demonico (e non demoniAco) Pan.
Perciò quando lo stesso autore si trovò davanti alla statua di Peter Pan inaugurata ai giardini di Kensington (luogo dove Peter Pan è stato cresciuto dalle fate quando aveva pochi giorni di vita ne Peter Pan e i giardini di Kensington) disse queste parole: "Non vi traspare il demone che è in Peter"


di George Frampton






Senza quel demone, senza quel Pan, Peter diventa semplicemente un bambino lezioso. Il mistero sulla sua identità viene snaturato e si trasforma solamente nel bambino che non vuole crescere.
E questo vedendo anche delle illustrazioni che sono state fatte.
Raggiungono quella graziosità, quella carineria che non sopporto, quella mielosità che va bene per le cartoline augurali.




di Mabel Lucie Atwell


di Asako Eguchi


di Marjorie Torrey



di Alice Bolingbroke Woodward, 1907


Non riesco a capire perché molte illustrazioni per bambini siano così leziose. Così confermano lo stereotipo dell'infanzia sempre luminosa e felice dove i demoni non esistono.
Quasi quasi Perrault e Grimm ne sapevano un bel po' più dell'infanzia di molte persone di adesso. 
Non è tanto importante che i demoni ci siano perché quello si sa, è il come sono sconfitti.

Ovviamente non dico che bisogna passare all'estremo opposto però scusate guardate quest'immagine sempre di Alice Bolingbroke Woodward



Peter Pan contro Hook... e non mi comunica nulla.
Non sto parlando di tecnica, sto semplicemente pensando a un bambino che si ritrova a combattere contro gli adulti.

Come si sentirà? Che cosa li passerà per la testa?
Quegli adulti sono molto più alti e forti. Lui però può volare.

Ecco come può essere la battaglia.




(se volete vedere la sigla come l'hanno trasmessa in tv eccola qui. La qualità audio e video non è ottimale, ma si lascia vedere benissimo)

Cazzo, quanto mi faceva gasare questa sigla. Da bambina avrei seguito Peter Pan solo per aver sentito questa canzone.
Ma poi niente sarebbe cambiato perché tanto lo vivevo. Questi adulti che non vogliono ascoltare i bambini perché siamo bambini. Siamo più piccoli perciò svantaggiati.

Come possiamo combatterli?

- Ma abbiamo qui con noi Peter Pan. Lui può volare, è stato lui ad abbandonare i suoi genitori e a pochi giorni di vita, lui è stato cresciuto dalle fate e conosce il loro linguaggio per questo le capisce anche se a noi le loro parole sembrano dei scampanellii e si ricorda persino che i bambini prima erano uccelli per questo sa volare.
- Non è solo questo, lui è un psicopompo.
- Cioè?
- Lui accompagna le anime dei bambini morti.
- Davvero?
- Sì.
- Cavolo, ma non ha paura?
- No.
- Wow.

- Lui però non cresce mai.
- Eh già.
- Come noi?
- Ma che cavolo dici? Noi cresciamo!
- Quindi diventiamo adulti?
- Sì.
- E così diventiamo dei pirati?
- Spero di no.
- Ma potremmo andare a trovarlo anche quando saremmo adulti così non si sentirà solo.
- Non credo sia così semplice.
- Perché?
- Perché dice che quando diventeremmo adulti, non troveremmo più la strada.
- Oh... Allora rimarrà sempre solo.
- Credo proprio di sì.
- Beh, ma che problema c'è? Ci saranno sempre dei bambini.
- Sapendo però che tutti prima o poi lo abbandoneranno.
- ...

al prossimo post


P.S.: Nell'essere uno psicopompo assomiglia a un altro personaggio della mitologia greca: Hermes. Con lui condivide anche la natura volatile e l'essere sempre giovane.

P.P.S.: Signor Barrie, scusi se la disturbo nell'aldilà. Desidero mostrarLe questo disegno. E' semplicemente uno schizzo (e fatto anche un annetto fa o un po' di più) quindi sia clemente, ma la mia versione di Peter Pan le ricorda un demone, almeno un po'? 





Grazie e distinti saluti


P.P.S.: Forse i più ricordano come sigla quella dell'anime


E' stato trasmesso in Italia la prima volta nel 1991 mentre Nel covo dei pirati con Peter Pan (di produzione statunitense) nel 1997

Compiere 30 anni nel 2013

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E così fra tre giorni compio esattamente 30 anni.
Vorrei fare una riflessione sul cosa significa compiere 30 anni nel 2013 e com'era rispetto a 30 anni fa ma decido di lasciare la parola a Zerocalcare, che peraltro è anche mio coetaneo (li festeggia a dicembre)








qui per il suo sito


E così compierò 30 anni anagraficamente.
Credete che io a 30 anni (e mettiamo il caso sai io trovi quella benedetta stabilità economica) diventi una persona seriosa, tutta impettita, che ha sempre una parola su tutto, che quando ride si mette la mano davanti, che non saluta mai gli animali e che quando pedala non canta?

Credete che io dopo i 30 "metta la testa a posto"?



Non ci penso neanche!!!!


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